Responsabilità e creatività per cambiare il nostro racconto giornalistico dell'ambiente (e dei suoi guai)

Alfonso Cauteruccio è il presidente (e l’anima) di Greenaccord, l’associazione che ormai da vent’anni punta con tante iniziative ad una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui temi dell’ambiente. Con lui parliamo delle terribili alluvioni di questi giorni nel Nord Europa. Una grande tragedia, che però ricalca quelle a cui (purtroppo) ci siamo ormai abituati in Italia. E che interroga da vicino anche noi giornalisti.

Quello che è accaduto in Germania e nei Paesi vicini è un nuovo monito anche per noi che facciamo informazione?

Nel 2003 a Rapolano Terme, il presidente dell'Ipcc (organismo dell'ONU che studia i cambiamenti climatici) ci raccontò che intorno al 2020 sarebbero accaduti in Europa fenomeni atmosferici tipici dell'area tropicale, tra cui inondazioni molto localizzate. I presenti, tutti giornalisti, ascoltando queste previsioni, si spaventarono tantissimo e si chiesero: se ciò che gli scienziati affermano è vero, cosa abbiamo raccontato sinora? che tipo di informazione abbiamo dato? Da lì nacque l'idea di proporre un "Accordo Verde" che ribadisse la responsabilità del giornalista nel racconto qualitativo delle dinamiche ambientali.

Dobbiamo forse cambiare ‘registro’ quando parliamo di ambiente e clima?

I giornalisti non solo devono cambiare "registro" ma adottare un nuovo metodo: no alla superficialità alla Polyanna, no alla drammaticità alla Cassandra. Equilibrio: è questa la chiave che può aiutare il giornalista a far bene il proprio lavoro. Non serve impaurire le persone perché le rende inefficaci e perché le fa sentire inermi, non serve edulcorare per compiacere coloro che non vogliono porsi problemi. Tutto ciò richiede, però, un'ottima preparazione e la capacità di saper far passare i contenuti quando non incontrano il consenso degli editori. Direi, con Benedetto XVI, che le parole chiave sono: responsabilità e creatività. Senza una buona dose di creatività, malgrado il forte sensi di responsabilità, si rischia di essere facilmente censurati o di passare inosservati.

Com’è nata Greenaccord? E quali risultati ha ottenuto finora?

Greenaccord è nata nel 2002 quando l'informazione ambientale era solo per pochi giornalisti specializzati ed era considerata un mestiere da sfigati perché si raccontavano perlopiù catastrofi naturali o dovute all'incuria dell'uomo. Abbiamo intuito che la chiave era quella di formare e sensibilizzare i giornalisti per far giungere ovunque dei contenuti chiari, efficaci e basati su dati certi e non sul parere degli scettici o di coloro che amano relativizzare. Prevalenza alla scienza e alla tecnica ma consapevoli che senza la responsabilità personale di ciascun cittadino del mondo non si va da nessuna parte: tutto è connesso, ci si salva tutti insieme!

Cosa avete in programma nei prossimi mesi?

Ai primi di ottobre terremo a Bari il 16° appuntamento nazionale, con anche il partenariato dell'Ucsi, per i giornalisti che hanno piacere di formarsi sui temi della cura della casa comune. La domanda che ci porremo è quella della transizione ecologica: sarà una vera "conversione ecologica" o solo una mano di tinta verde per procrastinare i problemi dando l'impressione di un grande attivismo? Sottolineo che tutti gli incontri di Greenaccord sono corsi di formazione con l'attribuzione dei crediti formativi da parte dell'Ordine.

Avete puntato molto al coinvolgimento dei più giovani. Davvero la loro sensibilità cambierà le cose?

Puntare sui giovani non è una scelta "strategica" ma un dovere di noi adulti. Sappiamo bene che lasceremo loro un avvenire pieno di problemi irrisolti che loro dovranno necessariamente affrontare. Occorre dunque farli arrivare preparati e coscienti delle scelte da fare. Dalla nostra esperienza abbiamo ricavato che i giovani sono sensibili e creativi ed hanno voglia di impegnarsi. Ovunque li abbiamo coinvolti ne abbiamo ricavato un senso di speranza e di fiducia. Non dimentichiamoci che ovunque nel mondo i paladini più incisivi dell'ambiente sono giovani e spesso ragazze.

6La politica, le istituzioni sono state ben rappresentate in tante vostre iniziative. Il Papa stesso ha dato un grande contributo ad una riflessione globale, con la ‘Laudato Si’. Ma le istituzioni hanno raccolto gli stimoli? Cosa dovrebbero fare oggi? Il Pnrr darà la svolta giusta?

Ci sono grandi aspettative nell'azione dei Governi, ma ogni Nazione deve fare i conti con le forze in campo e con l'imprenditoria che vede il doveroso passaggio alla sostenibilità ambientale come una tassa da pagare. Basti pensare, in Italia, alle resistenze da parte degli imprenditori al divieto della plastica usa e getta, come se si potesse scegliere o si avesse tempo davanti per poter gestire... I grandi della terra iniziano a parlare di dazi ecologici, ossia una sorta di penalizzazione per chi produce in modo non sostenibile. Questa può rivelarsi una scelta intelligente, ancorché punitiva, che va affiancata da riconoscimenti per chi è invece eco-frendly. Bastone e carota, rendendo ben chiaro che i grandi inquinatori pagheranno salato. Confidiamo che le tante risorse del Pnrr vadano nella direzione giusta e creino una via maestra che porti ad una vera conversione ecologica e che eviti accuratamente vie traverse dove si spaccia per "verde" ciò che è di ben altro colore!

La tragedia tedesca dimostra anche che ‘nessuno è al sicuro’. Siamo tutti ‘connessi’, nel bene e nel male...

Papa Francesco dice che la natura non perdona mai: tutti gli abusi che sono stati inferti al territorio prima o poi ci presenteranno il conto e sarà alto purtroppo. Ma non basta fustigarci per gli errori commessi, occorrono piani di adattamento ai cambiamenti climatici perché le nostre città e i nostri paesi non sono stati progettati per "resistere" a calamità simili. Per ciò che è futuribile sappiamo cosa è necessario in termini di progettazione e pianificazione, per quanto è già presente bisogna intervenire dove è possibile sapendo che non bisogna rincorrere le emergenze ma piuttosto ricorrere alla prevenzione. Ciò che è successo in Germania ci dice che nessun luogo è esente e che chiunque quando meno se lo aspetta può essere colpito. L'emergenza ambientale non è dunque responsabilità solo di chi governa ma anche di chi informa e di tutti i cittadini chiamati a fare la propria parte perché è evidente che "nessuno si salva da solo".

 In alto, nella foto di Telegranducato la disastrosa alluvione di Livorno del settembre 2017

Ultima modifica: Dom 18 Lug 2021