Cosa c'è nella manovra per l'editoria e l'informazione?

Cosa c’è veramente nella manovra che riguarda i giornalisti e l’editoria? Di certo l’articolo 28 sull’Inpgi, di cui abbiamo già scritto a caldo (leggi qui).

Ma c’è anche una cifra consistente per un fondo straordinario dell’ammontare di 90 milioni per il 2022 e 140 per il 2023. Servirà, spiega il sottosegretario Moles, «a supportare ed incentivare l'attività e gli investimenti delle imprese editoriali perché ritengo prioritario fornire loro tutti gli strumenti necessari per metterle nelle condizioni di rilanciarsi e guardare al futuro con maggiore serenità».

Ma il commento del segretario generale della Federazione della stampa Raffaele Lorusso è molto più cauto e prudente: «Per parlare di vera e propria svolta è però necessario che il governo rivolga la propria attenzione anche al mercato del lavoro giornalistico e alla lotta al precariato dilagante». In queste misure potrebbe addirittura esserci una contraddizione, visto che si parla di «non meglio definiti e identificati giovani professionisti qualificati nel settore dei nuovi media».

Per Loruss è un’impostazione inaccettabile perché «è impensabile destinare risorse pubbliche alle imprese per sostenere l’innovazione senza prestare attenzione al lavoro dei giornalisti, sempre più precario e calpestato nei diritti fondamentali».

Il lavoro regolare e il rispetto delle regole devono essere centrali, per questo va creato «un tavolo permanente per la riforma della legge per l’editoria».

Ultima modifica: Ven 29 Ott 2021