Bocciato il ricorso, confermata la condanna per le minacce a Borrometi. Intanto esce il libro sulla storia di Michele Albanese, costretto a vivere sotto scorta

Per le minacce al giornalista Paolo Borrometi, vicedirettore dell'Agi e presidente dell'associazione Articolo21, la Corte di Cassazione boccia il ricorso di Giovan Battista Ventura e la sentenza di condanna così diventa definitiva, con l’aggravante del metodo mafioso.

Il sito della Fnsi riporta alcune frasi che erano state rivolte al giornalista siciliano, iscritto anche all’Ucsi. "Ti scippo la testa, sarò il tuo peggior incubo e poi ci incontreremo nell'aldilà; se vuoi ci incontriamo anche negli uffici della Polizia, tanto la testa te la scippu u stissu... ti verremo a prendere ovunque".

«I giudici – commentano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi – hanno riconosciuto che Paolo Borrometi era minacciato dalla mafia.
Per l'avvocato Roberto Eustachio Sisto questo è «un risultato importante a testimonianza dell'efficacia dell'impegno, anche processuale, della Fnsi. Il diritto di cronaca è un pilastro costituzionale la cui aggressione, specie se aggravata dalle modalità mafiose, come stabilito dalla Cassazione e prima ancora dalla Corte di Appello, merita una profonda censura».

Intanto è già in libreria “La ribellione di Michele Albanese” di Gabriella d’Atri, primo volume della collana “Sotto scorta” edita da Castelvecchi. Albanese, anch’egli iscritto all’Ucsi e molto attivo nella sezione calabrese dell’associazione, è una delle seicento persone costrette sotto scorta in Italia». Magistrati, imprenditori, giornalisti e politici «che hanno raccontato la realtà delle cose, scomode verità e che meriterebbero di avere voce».

Ultima modifica: Ven 10 Dic 2021