L'anno nero per i giornalisti (secondo un rapporto internazionale)

Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) il 2021 è stato l'anno nero del giornalismo: sono finiti in carcere 293 giornalisti nei primi 11 mesi dell’anno. Sono 13 in più rispetto all’anno precedente.

24 sono stati uccisi per quello su cui stavano lavorando, per altri 18 le ragioni non sopno chiare.

Il primato spetta alla Cina, secondo il rapporto, con 50 giornalisti detenuti. La triste classifica prosegue con il Myanmar (26), l’Egitto (25), il Vietnam (23) e la Bielorussia (19).

Dice Arlene Getz, direttrice editoriale di Cpj: «cresce l’intolleranza verso la cronaca indipendente».

In lieve controtendenza c’è la Turchia, che perde quel primato poco invidiabile che aveva avuto qualche tempo fa. Lì sono 18 in carcere, ne sono stati liberati 20. In Arabia saudita in carcere ce ne sono 14, 10 sono stati scarcerati.

Dei 24 giornalisti uccisi, 19 giornalisti lo sono stati come ritorsione contro il loro lavoro nel 2021. Altri 3 sono rimasti uccisi in zone di conflitto, mentre 2 hanno perso la vita durante delle proteste o scontri di piazza. I Paesi dove muoiono più giornalisti sono India e Messico: 4 nel primo e 3 nel secondo, ma in quest’ultimo ci sono altri 6 casi sospetti che ancora non sono stati chiariti.

Ultima modifica: Sab 11 Dic 2021

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