Minacce e violenze contro i giornalisti: dati sempre più allarmanti

Omicidi, incarcerazioni e altri metodi per mettere a tacere i giornalisti sono pratiche ancora troppo diffuse, in Europa come nel resto del mondo. Il presidente delle Federazione europea dei giornalisti (Efj) Mogens Blicher Bjerregård, sostiene l'importanza di essere al fianco di chi è minacciato. Infatti, nel 2014-2015, oltre cento giornalisti e operatori dei media hanno pagato con la vita la volontà di fare il proprio lavoro.

Istituzioni governative internazionali quali Unesco, Osce e Consiglio d'Europa hanno condannato con forza queste uccisioni. Organizzazioni governative e non governative come le Federazioni europea ed internazionale dei giornalisti, il Comitato per la protezione dei giornalisti, Articolo 19, Index on Censorship e Reporter senza frontiere sono estremamente preoccupate per l'impunità dei crimini contro i giornalisti. Secondo un rapporto Unesco, negli ultimi dieci anni solo il 7% dei responsabili dell'uccisione di giornalisti sono stati assicurati alla giustizia. L'impunità per questi tipi di crimini è una questione cruciale per le organizzazioni che si battono per la libertà di stampa.

Commenta il presidente della Federazione europea dei giornalisti: "è di fondamentale importanza essere lì, a fianco dei giornalisti imprigionati. Il nostro sostegno e la pressione internazionale sono la loro speranza di libertà. L'attenzione degli osservatori europei ha un impatto reale sugli attori locali e sta giocando un ruolo importante per assicurare processi equi. Conosciamo fin troppo bene il rischio che, con il passare del tempo, ci si dimentichi dei giornalisti incarcerati. Ogni volta che un giornalista va in carcere, anche il diritto dei cittadini di accedere alle informazioni finisce dietro le sbarre. Non ci può essere libertà di stampa in Europa fino a quando un singolo giornalista è in prigione"

 

Ultima modifica: Ven 14 Ott 2016