Ogni parola pesa, nel racconto in tempo reale delle emergenze

Seguo da casa la notizia della nuova forte scossa di terremoto che ha colpito l’Italia centrale (e quando scrivo sono trascorsi pochissimi minuti).
Accendo la tv, e i toni sono esasperati. Un giornalista incalza il povero sindaco che cerca solo di capire meglio la situazione, un altro prova a collegare immediatamente questo sisma con la faglia che ha generato morte e distruzione ad agosto. E poi c’è quello che racconta la grande paura provata nello studio di Roma, a distanza di decine e decine di chilometri.
Vado al computer e le pagine di tutti i siti principali si sono trasformate in giganteschi poster con notizie ancora frammentarie. I social, poi, sono impazziti un’altra volta e vi si trova davvero di tutto.
In una situazione drammatica (e di cui in questo momento nessuno conosce ancora la portata) questa è l’informazione in tempo reale che ci piove addosso e che tutti noi cerchiamo ovunque, con ogni mezzo. Concitata, adrenalinica, non verificata fino in fondo (e non verificabile, visti i tempi ristrettissimi con cui viene rilanciata), fonte di ansia e di paure per chi soprattutto ha familiari e conoscenti in quei luoghi. E’ un racconto intenso e vibrante, come se ognuno a modo suo spiegasse la trama di un film dal finale incerto. Dimenticandosi a volte che anche una sola parola pesa, quando si descrivono fatti come questo, e quando si generano sentimenti profondi nell’opinione pubblica, mai così vasta e incollata (letteralmente) ad uno schermo.

 

Ultima modifica: Mer 26 Ott 2016