Per Pagnoncelli (Ipsos) c'è ancora spazio per i settimanali (e quelli cattolici hanno una funzione specifica)

“Il 97% degli italiani si informa utilizzando il mezzo televisivo, in tutte le sue modalità”. Lo ha reso noto Nando Pagnoncelli, presidente dell’Ipsos, nell’incontro con i settimanali cattolici promosso dall’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali, in sintonia con la Fisc. “Aumenta la quantità di cittadini informati, ma si riduce drammaticamente la quota di cittadini consapevoli, dotati di discernimento”: questo, per Pagnoncelli, “il vero problema” con cui si devono fare i conti: “Le conseguenze della dieta mediatica sono il paradosso per cui ciascuno di noi, raggiunto da una quantità esponenziale di stimoli informativi, è costretto a fare selezione delle notizie e dei mezzi. Di fronte a un panorama così vasto, ognuno di noi adotta comportamenti selettivi”.
Quasi due italiani su tre ascoltano la radio tradizionale, ha proseguito Pagnoncelli, mentre i giornali cartacei sono passati dal 67% del 2007 al 40,5% del 2015, con un calo inesorabile e progressivo. Anche la “free press” ha una contrazione molto significativa: dal 35% al 9,6%. I settimanali, infine, sono passati dal 40,3% del 2007 al 20,7%: ciò vuol dire che sono letti da poco più di un quarto degli italiani. “La stampa – lo sguardo di sintesi – sta soffrendo in termini economici: si riduce il digital divide, ma aumentano le persone che hanno perso il rapporto con la carta stampata, in particolare con i giovani”.
“C’è un trend inarrestabile di calo della stampa”- ha detto ancora Pagnoncelli. “È indiscutibile che i settimanali cattolici abbiano una posizione unica, distintiva, ma è difficile immaginare di avere una rendita di posizione. Autorevolezza e qualità editoriale sono i requisiti da valorizzare, in un quadro mediatico in cui c’è una flessione generale per due ordini di motivi: il cambiamento della dieta mediatica degli italiani e l’assenza di un ricambio generazionale, sia per quanto riguarda l’accesso ai media, sia in termini di dinamiche demografiche”.
“Paradossalmente cresce la domanda di comprensione dei fenomeni", ambito nel quale “le tecnologie possono favorire il ricambio generazionale, ma non riequilibrarlo del tutto”. E i settimanali? “Devono essere massa critica e non devono rincorrere altri mezzi”, ha commentato il presidente dell’Ipsos, secondo il quale è il tempo forse di fare scelte più coraggiose, che vadano a valorizzare la specificità dei mezzi. E’ vero che si dedica meno tempo alla lettura, ma non si può rinunciare alla funzione specifica della stampa”.
I settimanali cattolici devono allora “aiutare il discernimento, aiutare a interpretare i fenomeni, a favorire lo scambio, a evitare che prevalgano sempre le percezioni sulla realtà”. Altro imperativo per la carta stampata: “rinunciare alla logica dell’audience, quella per cui è sull’emozione che si muovono i comportamenti”.
"In un panorama mediatico sempre più complesso e frammentato - ha concluso il Presidente Ipsos - per paradosso emerge una grande domanda di senso”, ed il futuro dei settimanali cattolici sta nella capacità di “comprendere e saper rispondere a questa domanda di senso”. I settimanali diocesani sono chiamati a “dare risposte di senso al singolo cittadino e al singolo credente”, partendo dalla constatazione che “quella dei lettori non è una massa indistinta”. “Formare informando”, l’imperativo di sintesi per “favorire un processo di apprendimento, non solo per l’opinione pubblica ma anche per le classi dirigenti”.

Ultima modifica: Dom 30 Ott 2016

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