Media e pubblicità: oscillazioni continue, e il futuro?

La comunicazione è un asset strategico per le imprese e per l’intero “sistema-paese”. Il mondo della comunicazione, dei media e della pubblicità deve guardare al futuro rispondendo ai cambiamenti del business, dei consumatori, dell’organizzazione e soprattutto dei bisogni di chi investe in comunicazione, pubblicità ed editoria, per stimolare a sua volta investimenti e nuova occupazione. Nel 2016 gli investimenti pubblicitari hanno registrato una inversione di tendenza. In otto mesi sono cresciuti del 3 per cento, con la televisione, asso pigliatutto, in particolare, con più 8 per cento (grazie anche alle Olimpiadi e agli Europei di calcio). Intanto, però, la pubblicità sulla stampa e’ in calo del 5,2% a settembre. In particolare: quotidiani -6%, settimanali -4,9% e mensili a -0,3% secondo i dati Fcp. Se gli investimenti pubblicitari dovessero di nuovo rallentare, il sistema media continuerebbe a convivere con risorse sempre più contenute, considerando che anche la seconda fonte di finanziamento del sistema, l’acquisto da parte del pubblico di prodotti editoriali, prodotti che sono spesso reperibili gratuitamente nel web, tende a crescere in misura contenuta.
Secondo i dati di Mediobanca, pero’, tutte le principali imprese media vedono diminuire il fatturato. Solo Sky mantiene le posizioni, mentre la Rai diminuisce meno degli altri grazie soprattutto alla risorsa “fuori mercato”, cioè il canone.
Gli utili non crescono con gli inevitabili problemi economici. Media e pubblicità, allora: up/down, ma sino a quando resisterà l’informazione?

Ultima modifica: Lun 7 Nov 2016