L'evoluzione della radio. E nelle emergenze salva anche le vite umane.

Considerata per anni la “sorella cieca” della televisione, tecnici ed esperti di comunicazione la definiscono ancora oggi, a ragione, il “vecchio medium”. Di vecchio, però, la radio ha solo l’età anagrafica, poiché è dagli anni Venti che va in onda. Dopo l'invenzione della stampa è la prima radicale innovazione nelle comunicazioni di massa; e il suo grandissimo successo, a vario modo, si è confermato ad ogni epoca.
In particolare da dopo il 2000, grazie al connubio con Internet, la radio diventa ancora più dinamica e vive un grande rilancio: migliora la qualità del suo segnale, sperimenta la trasmissione simultanea di un pacchetto digitale unitamente a quello analogico in FM, e nell’era attuale del web 3.0 si integra con i social network in modo più efficace di altri mezzi.
Il suo essere uno strumento veloce e “leggero” le permette di arrivare davvero ovunque. E questo già dalle sue origini. Basti pensare alle radiocronache sull’andamento bellico dai vari fronti della Seconda guerra mondiale (1939-1943).
Ma veniamo a nostri giorni e al caso del recentissimo terremoto nel Centro Italia. In questa circostanza la radio ha addirittura contribuito alle operazioni di salvataggio e messa in sicurezza degli abitanti dei luoghi colpiti dal sisma. Grazie al fatto che le radio frequenze sono in etere e non interrate nelle strade, come invece lo sono i cavi a fibra ottica utilizzati per le connessioni veloci a Internet, infatti, la radio ha potuto continuare a trasmettere da subito anche nelle aree più colpite e danneggiate. Non solo programmi e radiogiornali ma comunicazioni di servizio a supporto degli operatori della Protezione civile.

Ultima modifica: Dom 20 Nov 2016

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