p. Francesco Occhetta: "La Rai del futuro"

In che modo la Rai risponde alle nuove sfide del servizio pubblico? Come ottempera, oggi, ai compiti classici dell'educare, informare e intrattenere? Sono alcune delle domande contenute in un articolo pubblicato sul prossimo numero di Civiltà Cattolica (datato 10/12/2016) a firma di padre Francesco Occhetta, scrittore dell'autorevole rivista dei gesuiti e consulente nazionale dell'Ucsi, l'Unione Cattolica della Stampa Italiana, associazione da sempre sensibile ai temi del pluralismo, dell'etica della comunicazione, del sistema dei media come parte del sistema paese, della libertà d'informazione come servizio al pubblico e pilastro di democrazia.

Scrive Occhetta: «La rivoluzione digitale sta imponendo al servizio pubblico un nuovo paradigma culturale: non si tratta di ripetere gli stessi contenuti con mezzi nuovi, ma di far passare l’informazione dalla trasmissione, che è del modello broadcasting (trasmissione unilaterale), alla condivisione in base alle logiche di sharing (partecipazione). Prima ancora che i nuovi canali e i nuovi mezzi, il significato rinnovato di servizio pubblico sollecita media come la Rai a pensarsi nell’ottica fondativa di un nuovo modo di comunicare e di comprendersi, che peraltro già appartiene al tempo in cui viviamo. I temi sociali e politici che stanno segnando un cambiamento d’epoca - per esempio, l’immigrazione e il Mediterraneo, l’integrazione, la lotta al terrorismo e la costruzione della cittadinanza europea, l’antropologia del post umanesimo e la laicità dello Stato, la coesione sociale intorno ai principi della Costituzione e le politiche del lavoro - possono incontrare nel servizio pubblico un luogo relazionale e di formazione in cui approfondire e trovare soluzioni culturali condivise».

La risposta dell’attuale dirigenza alle nuove sfide, «è quella della Media Company, che favorisce l’accesso ai contenuti sulle piattaforme in cui la Tv non è più concepita come mezzo, ma come luogo relazionale ed ecosistema».

Ridefinire la nuova missio della Rai, con la sua storia, la sua identità e i suoi circa 13.000 dipendenti, «significa anche garantire un giornalismo di qualità, la trasparenza nelle nomine, premiare il merito, investire in cultura, non sprecare le risorse e formare un’opinione pubblica democratica».

A partire dallo studio di Occhetta, documentato e puntuale, nell'analisi come nelle proposte, auspichiamo si possa rilanciare sulla Rai un dibattito serio e approfondito al quale anche l'Ucsi, col suo specifico, possa portare un suo contributo.

 

Per approfondimenti:

www.francescoocchetta.it

www.laciviltacattolica.it

Ultima modifica: Lun 28 Nov 2016