Radio: la "digitalizzazione" e la rinnovata sfida della creatività

La decisione norvegese di abbandonare l'FM per concentrare la diffusione radiofonica in modalità digitale (Digital Audio Broadcasting Plus, DAB+) rappresenta un caso per ora unico al mondo. Non esiste infatti a livello internazionale un programma di passaggio, come avvenuto in campo televisivo...

Lo standard DAB+ (erede del DAB lanciato oltre 20 anni fa) ha incontrato infatti enormi resistenze, tanto che i vicini Svezia, Finlandia ed Estonia l'hanno rispettivamente bloccato, sperimentato e abbandonato. In Gran Bretagna, il Paese dove forse esistono più canali DAB, le onde lunghe, medie e l'FM convivono tranquillamente sulla base del criterio della massima offerta assicurata all'ascoltatore che sembra continuare a preferire l'FM piuttosto che comprarsi una radio DAB, il cui costo oscilla dai 40 ai 250 Euro per un ascolto che - al chiuso - può avere discrete difficoltà. Maggior successo sembra avere la diffusione della radio DAB in auto, dove alcune marche la propongono di serie insieme col normale ricevitore FM-AM. La realizzazione di una rete efficiente richiede notevoli investimenti e un rinnovato impegno editoriale giacché la disponibilità per canale di un numero tra 12 e 18 programmi conduce alla necessità di ripensare i palinsesti.

Un caso interessante da questo punto di vista è quello della Svizzera che ha ormai realizzato una rete DAB+ nazionale basata su bacini di utenza in parte corrispondente alle aree linguistiche che doppia la rete FM. Lo spegnimento, però, non sembra previsto prima di un certo numero di anni, anche considerando gli enormi investimenti fatti sull'FM specialmente dai soggetti privati, titolari di licenze. E' stato anche rilevato che a parità di copertura occorre un maggior numero di impianti trasmittenti rispetto all'FM con la conseguenza di un bacino di utenza più ristretto per ogni singolo impianto incrementando così i costi rispetto a quelli dell'FM, le cui reti sono disponibili da decenni.

L'esempio svizzero, trainato dal multilinguismo, ha trovato da noi una interessante evoluzione in Trentino Alto Adige, dove le imprese locali e soprattutto la RAS (la rete pubblica che ripete i programmi in lingue tedesca e ladina dei Paesi confinanti) hanno investito molto, insieme con la RAI, sul DAB+. In Italia, l'AGCOM ha definito due anni fa la suddivisione del territorio in 39 aree dove potranno operare consorzi di emittenti che dovrebbero aggiungersi a quanti già operano nel settore. La RAI (con 10 programmi) è presente in DAB in gran parte del Nord Italia e nelle principali aree metropolitane del centro sud. In Toscana è però del tutto assente né se ne conoscono sviluppi rapidi. I consorzi privati Eurodab (guidato da RTL 102,5 e che ospita anche Radio Vaticana Italia) e Club DAB Italia (dove si trovano tra le altre Radio 24, Radio Maria e Radio Radicale) hanno raggiunto una maggiore copertura. Altri operano più localmente.

L'affollamento della banda FM potrebbe trovare una soluzione ordinata sul DAB, banda nuova e non spontaneamente utilizzata? E' una delle ipotesi che, guardando alla situazione della radiofonia italiana degli ultimi 40 anni, potrebbe rappresentare il vantaggio di una migrazione coordinata. Nell'insieme, però, l'ascolto DAB rappresenta pochi punti percentuali nell'ascolto della radio e la sensazione che la codifica digitale sia arrivata tardi, visto che la radio è riuscita a infilarsi, dalle storiche FM, in tv (con i canali radio inseriti nel digitale terrestre e via satellite), su internet con abitudini d'ascolto e generi di produzione i più diversi ed ampi e con costi contenutissimi. Il DAB non sembra quindi essere riuscito ancora a mutare i contenuti della radio, salvo il caso di proposte multilingue come nelle citate Svizzera e Alto Adige ma anche dall'inserimento del canale albanese di Radio Maria nell'offerta di Club DAB. Salvo imposizioni alla norvegese, pertanto, lo sviluppo della radio digitale sembra permanere in uno stato di semplice ripetizione di canali esistenti o la proposta di canali specializzati (per lingua o per genere musicale) che devono ancora essere esplicitati compiutamente.

La radio digitale, insomma, potrà attrarre ascoltatori se presenterà facilità di ricezione e contenuti di successo non acquisibili altrimenti. La sfida, come sempre, più che tecnologica è creativa.

Ultima modifica: Sab 14 Gen 2017