Il TG5 compie 25 anni: "un modo nuovo di fare informazione in tv"

Venticinque anni cominciano a dare la prospettiva di una storia. Nella vita degli uomini significa aver costruito per intero la propria statura fisica, la personalità, se si è fortunati avere un lavoro, ma comunque aver già definito il grosso del proprio destino professionale. Ecco perché è una ricorrenza non da poco il quarto di secolo, è la piena maturità quella che di recente ha festeggiato il Tg5, la testata a cui sono legata professionalmente da molti anni...

In tanti hanno parlato in questi giorni della sua storia, del ruolo dirompente che ebbe al suo esordio nel mondo, spesso un po’ paludato, dell’informazione giornalistica televisiva; ci sono state le testimonianze e i ricordi dei tre direttori, Enrico Mentana, Carlo Rossella e Clemente Mimun che si sono avvicendati al timone della testata ammiraglia delle reti Mediaset, che hanno ripercorso in tv ricordi, scoop, conquiste, aneddoti, insomma le tappe che hanno segnato questi anni e come il Tg5 abbia deciso di raccontarle, sottolineando il valore di una voce fresca e dissonante rispetto alla maniera classica di impostare i telegiornali. Il TG5 ha davvero segnato uno spartiacque tra il modo di fare informazione in tv prima e dopo, sparigliando le consuetudini delle scalette dei telegiornali che dedicavano le aperture alla politica, agli appuntamenti istituzionali e scegliendo di proposito di metter in primo piano argomenti meno scontati, puntando molto sulla cronaca, su quel che accadeva alla gente comune.

Dunque quel che potrei aggiungere a quanto analizzato, scritto e discusso è solo il mio personale ricordo, dal momento che la squadra del TG5 fa parte, da molto tempo e in vario modo, della mia vita. Ci sono entrata ufficialmente nel 1997, con la prima sostituzione maternità, ovvero a soli cinque anni dalla fondazione del TG5, avvenuta come noto nel 1992, e l’assunzione per me arrivò un anno dopo, col compito di seguire gli eventi di carattere nazionale in Puglia, la mia terra di origine. Prima ero stata già per due estati di seguito nella redazione romana, quella centrale, come stagista dell’Istituto di Formazione al Giornalismo di Urbino. Ricordo che Silvano Rizza, direttore dell’IFG, nel comunicarmi che mi aveva destinato a quella testata delle reti Mediaset, mi disse: “Vedrai che ti troverai bene, lì ti mettono a lavorare dal primo giorno, Mentana ha fiducia nei nostri studenti”. E così fu, telecamera e via, nella redazione di Cronaca retta prima da Sandro Provvisionato, poi da Alessandro Banfi.

Una emozione dopo l’altra, si faceva sul serio, si andava in onda. L’anno successivo il vicedirettore Lamberto Sposini decise di inserirmi nella redazione del Politico, dove c’era Giuliano Torlontano a guidarmi. Ma quando Mentana decise di assumermi, contemporaneamente alla decisione di dare alla Puglia una copertura stabile nell’informazione del TG5, ripresi a occuparmi definitivamente di cronaca. E’ così che tornai a casa con un lavoro che era un sogno che si realizzava.
Il tutto era accaduto velocemente, proprio con lo stesso dinamismo che era la caratteristica della redazione giovane ed entusiasta dell’Aventino. Allora al Palatino c’erano solo gli Studi e non esisteva ancora l’open space della moderna redazione. Avevo 28 anni e di fronte al compito che mi poteva sgomentare, occuparmi da sola di quel che accadeva in un’intera regione e dintorni, mi sosteneva solo la sicurezza che lavoravo in un TG nazionale dove anche la giovane età del direttore fondatore aveva a lungo fatto notizia. Pochi giorni dopo aver firmato il mio primo contratto, arrivò l’annuncio che dopo l’estate sarebbe partita l’edizione delle 8 del mattino, quella in cui davvero si assaporava un modo nuovo di seguire gli eventi, uno stile che guardava oltreoceano, con le dirette dai luoghi degli eventi in corso, i molti collegamenti esterni, un voler portare il telespettatore da una parte all’altra dell’Italia a conoscere da vicino quel che stava accadendo, prima di cominciare la sua giornata. Tutta adrenalina, quasi un’anticipazione di quella che sarebbe stata la cifra dell’informazione all news successivamente. La nostra forza era una struttura snella che permetteva rapide decisioni. La notizia ti arrivava e in un lampo era valutata e si partiva.

Così mi trovai a raccontare gli eventi dalla mia terra, alcuni epocali, come l’infinita emergenza dei profughi che arrivavano sulle coste pugliesi, il ripescaggio dal fondo del mare della nave Kater I Rades, la carretta che affondò col suo carico di uomini, donne e bambini albanesi, in un tragico Venerdì Santo, per l’impatto con una corvetta della Marina Militare italiana impegnata nel blocco navale per limitare gli sbarchi e poi tante storie disperate che la cronaca offriva, ma anche quelle edificanti, che segnavano la crescita e i cambiamenti di un territorio.

Oggi, dopo tredici anni al TG5, da sei sono passata in News Mediaset, la testata che a tutto campo fornisce servizi ai telegiornali e alle trasmissioni di approfondimento delle reti Mediaset, ma certo quel particolare feeling, quella impostazione che ha tenuto a battesimo i miei esordi nel mondo della informazione televisiva, li sento più che mai vivi, come accade probabilmente a chiunque abbia preso parte all’entusiasmante avventura di una testata che nasce e continua dopo anni a dare ancora un contribuito al suo brillare nel firmamento delle voci dell’informazione.

L'autrice, Maria Luisa Sgobba, è giornalista Mediaset e presidente dell'Ucsi Puglia

 

Ultima modifica: Mer 18 Gen 2017