Tre italiani su quattro guardano più televisione di prima. Ma ora lo fanno anche su tablet e telefoni.

Nonostante una concorrenza sempre più agguerrita, la televisione tiene e anzi guadagna terreno. Lo attestano i dati dell’Osservatorio Social TV 2017 presentati al MAXXI di Roma che, riferisce l’Agi, mostrano come, indipendentemente dalla fascia d’età, una percentuale tra il 67 e il 75% degli oltre 1.300 intervistati dichiara che nel corso dell’anno passato è aumentato il tempo davanti alla tv.

Questo è particolarmente vero per i preadolescenti: uno su due, infatti, ha dichiarato che nel corso del 2016 il tempo che ogni giorno guarda la TV e’ aumentato di oltre 30 minuti rispetto all’anno precedente. Ma la televisione non è più il tradizionale piccolo schermo: in questi anni il nostro modo di fruire i contenuti televisivi si è adattato alle nuove tecnologie (come smartphone e tablet) e alle nuove piattaforme di distribuzione che permettono di vedere contenuti on demand (come Netflix).
Il televisore (con il 93,7%) continua a essere lo schermo più usato, ma non è più da solo: il 71,2% del campione ha dichiarato di utilizzare spesso o qualche volta lo smartphone per vedere contenuti televisivi; il 53,4% il tablet e l’84,2% il computer.

Le abitudini di visione variano sensibilmente con l’età. Tra i preadolescenti, il 53,4% e il 55% degli adolescenti utilizzano lo schermo mobile (smartphone o tablet) per guardare i contenuti TV.
La percentuale scende mano a mano che sale l’età: tra i cosiddetti millennials il 43,4% usa spesso lo schermo mobile contro il 31,6% degli appartenenti alla generazione X (trenta-quarantacinquenni), il 27% dei baby boomers (cinquanta-sessantenni) e il 26,3% degli over 75.

Uno dei fenomeni reso possibile dalla social TV e’ il ‘binge watching’: guardare più episodi di una serie tv uno di seguito all’altro nella stessa sessione. Si tratta di un fenomeno che si e’ diffuso soprattutto tra i piu’ giovani, ma non esclude alcuna fascia d’età. Lo praticano molto i millennials (53,2%), gli adolescenti (48,6%), i preadolescenti (44,3%) e i venti-trentenni (39,6%).

Ultima modifica: Mer 17 Mag 2017