La relazione del Garante della Privacy mette l'accento sui rischi di condizionamenti e strumentalizzazioni.

La “dimensione digitale della vita” è “densa di straordinarie opportunità, ma anche di insidie. Perché i dati costituiscono la proiezione digitale delle nostre persone e insieme ne manifestano la vulnerabilità”. Così Antonello Soro, presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, nella Relazione annuale al Parlamento. “La concentrazione di potere in mano ai padroni del web – ha aggiunto - causa condizionamenti decisivi”.

Sanzioni amministrative per 3,3 milioni di euro. E 561 provvedimenti collegiali, per oltre 24mila risposte a quesiti. Sono solo alcuni dei numeri dell’attività svolta nel 2016 dall’Autorità Garante per la protezione dei dati personali. Sono stati decisi 277 ricorsi, riguardanti soprattutto editori (anche televisivi); banche e società finanziarie; datori di lavoro pubblici e privati; sistemi di informazione creditizia; Pubblica amministrazione e concessionari di pubblici servizi. I pareri resi dal Collegio al governo e Parlamento sono stati 20.

“Tra i rischi di un uso distorto del web e di una certa tendenza all’autismo informativo – per cui si tende a ricercare, in una spirale auto confermativa, le notizie che rafforzano le nostre convinzioni – vi è anche quello delle fake news”. Si tratta – premette Soro – di una “definizione attribuita a cose molto diverse tra loro (falsità, tweet automatizzati, hate speech, veri attacchi cibernetici), accomunate dalla tendenza a far dipendere l’attendibilità della notizia non dalla sua verificabilità, ma dalla quantità di condivisioni ottenute”.
Per il Garante, “è illusorio pensare che possano esistere nuove autorità od organi certificatori della verità”.

”La concentrazione in capo a pochi soggetti privati di un rilevantissimo potere, non solo economico, ha determinato un mutamento sostanziale nei rapporti tra individuo e Stato, tra pubblico e privato, cambiando profondamente la geografia del potere. Un numero esiguo di aziende possiede un patrimonio di conoscenza gigantesco e dispone di tutti i mezzi per indirizzare la propria influenza verso ciascuno di noi, con la conseguenza che un numero sempre più grande di persone – tendenzialmente l’umanità intera – potrà subire condizionamenti decisivi”.

C’è anche un riferimento alla diffusione delle foto dei minori sul web. “Secondo recenti ricerche, la pedopornografia in rete e, particolarmente nel dark web, sarebbe in crescita vertiginosa: nel 2016 due milioni le immagini censite, quasi il doppio rispetto all’anno precedente”. “Fonte involontaria sarebbero i social network in cui i genitori postano le immagini dei figli”, avverte. “Particolarmente positiva la scelta di coniugare un approccio preventivo e riparatorio, grazie alla promozione dell’educazione digitale e alla specifica procedura di rimozione dei contenuti lesivi presenti in rete”.

Infine la questione del trattamento dei “big data”: “La combinazione tra la tendenza, sempre più diffusa, alla condivisione e la centralità dei Big Data per il sistema economico costituiscono il fondamento dell’economia digitale, basata sullo sfruttamento commerciale delle informazioni personali e sulla costruzione di modelli identitari omologati e omologanti, per condizionare scelte individuali e collettive”.

Ultima modifica: Mer 7 Giu 2017

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