Quale idea rivoluzionaria per il futuro dei giornali? Il forum di ucsi.it

La provocazione di Maurizio Molinari (direttore de “La Stampa”) al convegno internazionale sul futuro dei giornali (“la sfida adesso è avere idee rivoluzionarie”) non ci ha lasciato indifferenti. E nel nostro forum istantaneo, uno spazio che inauguriamo oggi nel nostro sito, offriamo all’attenzione di tutti le prime suggestioni che arrivano da alcuni dei nostri collaboratori (ar)

FORUM: QUALE RIVOLUZIONE PER I GIORNALI?

1. Salvatore di Salvo
Uno degli errori più gravi commessi negli ultimi quindici anni è stato di pensare che si trattasse di "fare le stesse cose con mezzi diversi" e che di conseguenza bastasse imparare a maneggiare questi "nuovi mezzi" e si sarebbero aperte nuove e vaste praterie. Il digitale non è (solo) un mezzo ma prima di tutto un ambiente. L'autorevolezza, se l'avremo, dipenderà da quello che facciamo e da come lo facciamo, non da diplomi, da garanzie istituzionali o dalla postazione che fisicamente presidiamo nella rete delle relazioni umane. Dobbiamo ripartire a raccontare il territorio, i luoghi dove viviamo, cercando di raccontare la storia di uomini e donne del territorio. L'intero sistema del giornalismo deve cominciare a comprendere se stesso a prescindere dal broadcast per il quale è nato, proiettarsi oltre il video e l'audio. Esattamente come i vecchi giornali - sia pur a fatica - stanno cominciando a comprendere se stessi oltre il testo a stampa. Dunque ogni testata giornalistica, qualunque sia il settore tradizionale dal quale origina, dovrebbe essere consapevole che la sua funzione civile sopravviverà solo facendosi "piattaforma" necessaria per la comunità di riferimento.

2.Matteo Billi
Attribuire l'aggettivo "rivoluzionaria" al termine idea è un esercizio che si può fare solo ex-post, una volta applicata l'intuizione e valutati i risultati. Io credo che per cambiare i giornali e il giornalismo, la prima cosa da fare sia abolire le redazioni: basta palazzi interi per ospitare la sede di una testata, basta costi fissi. Già con l'attuale tecnologia - figuriamoci tra 10 anni - si possono aggiornare in tempo reale social e/o sito, scrivere il pezzo, scattare foto, modificarle e impaginarle, registrare e trasmettere in diretta un video 4K. Davvero c'è bisogno di una scrivania? Una sala regia per montare un servizio? Non ci sono più - da tempo - i lettori che vanno in redazione a portare le lettere, a fare due chiacchiere con i giornalisti. Potrebbe essere l'occasione per redazioni itineranti all'occorrenza. Come? Così mancherebbe il confronto con i colleghi? Per quello basta una semplice telefonata, ammesso che sappiamo ancora come si fa.

3.Mauro Banchini
Non esistono idee, tanto meno rivoluzionarie, per salvare giornali, giornalismo e giornalisti in un contesto dove, ormai, a sentire il bisogno di una informazione come quella indicata nei nobili testi sacri, sono minoranze di individui, nostalgicamente chiamati ancora “cittadini”, prestissimo destinate a sparire insieme a tutte le chiacchiere su democrazia e cittadinanza.
E’ merce, il giornalismo, che non interessa più. Lo ritroveremo, insieme alla verità, in un Al-di-Là con esseri umani rinati. Qui, oggi, non resta che prenderne atto chiudendo sia le baracche che i burattini di una retorica ancora buona, forse, per le cerimonie ufficiali.
Ma forse una via di fuga c’è ancora: un bambino. Un piccolo essere che abbia la voglia di gridare, a masse di adulti ormai quasi del tutto rimbambiti e assolutamente lieti nel nostro rimbambimento, quelle quattro magiche parole di una fiaba antica. Il re è nudo.
Allora, forse, cominceremo a rendercene conto pure noi che quei sontuosi panni addosso al governante di turno, impettito e stupido, nella realtà delle cose vere non esistono. Allora, forse, inizieremo con un processo lento a riscoprire quel desiderio di essere informati che, solo, può legittimare giornalismo. E anche giornali. E perfino giornalisti.

4.Vania De Luca
Non sono tra i pessimisti che credono che la carta stampata sia destinata a scomparire, ma condivido il punto di vista di chi ritiene che i giornali, per avere futuro, debbano essere profondamente ripensati, in senso, se non rivoluzionario, almeno creativo. Mi piacerebbe avere tra le mani un giornale più piccolo come formato, meno scritto, con più foto e più infografica, più aperto all'interattività, in modo da creare una specie di comunità dialogante tra lettori e firme. Quanto a contenuti, senza nascondere nulla del marcio del mondo, qualche buona notizia in più non guasterebbe.

Ultima modifica: Gio 22 Giu 2017