L'odio e gli insulti agli idoli del pallone. Come i giornalisti possono fermare il fenomeno? (1)

L’ultima e clamorosa vicenda di calciomercato scatena una violenta campagna d’odio e di insulti sui social network. Sul nostro sito apriamo un dibattito, che trasferiamo anche nella rubrica “idee”: non vogliamo tanto analizzare le ragioni (ove mai ci fossero) di queste perversioni dialettiche, ci proponiamo invece di pensare agli argini che il giornalismo (e noi goornalisti) possiamo creare (a.r.)

Sono ancora nell’aria gli echi della vicenda Donnarumma-Raiola-Milan quando (pseudo-)tifosi di calcio tornano a popolare il web con insulti a Leonardo Bonucci che passa dalla Juve al Milan.
Twitter e Facebook - ma anche gli spazi dei commenti nei siti dei giornali - sono zeppi di improperi che, fino a qualche decennio fa, non erano accettati nemmeno nei bar dello sport.

Qualcuno si scandalizza, pochi prendono le distanze; nonostante il passo dalla violenza online a quella offline - nel senso del mondo reale - sia breve.

E giornalisti? Lasciando stare certi “ring” televisivi colpisce vedere il “taglio” che un quotidiano sportivo come Tuttosport (torinese certo ma di respiro nazionale) dà al cambio di casacca di Bonucci. Venerdì la prima pagina aveva un’enorme foto del difensore con questo titolo: «Si è sciacquato la bocca», espressione che indica uno che sparla di qualcun altro. Davvero non c’era altro modo per annunciare questo addio, pur tra le polemiche interne alla squadra bianconera?

trovi questo articolo anche nella nostra rubrica IDEE (in home page)

Ultima modifica: Lun 17 Lug 2017