Raccontare il lavoro, e anche la scuola che si apre al lavoro. Intervista a Malandrucco (Il Sole 24 Ore)

Il Sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba ha annunciato, durante la 29° edizione del Seminario Europa del CIOFS-FP (Centro Italiano Opere Femminili Salesiane – Formazione Professionale) che si è svolto a Bari, che Sistema duale e l’alternanza scuola-lavoro saranno stabilizzati e messi a regime (con adeguati finanziamenti), dopo il periodo di prova.
La notizia è stata commentata e apprezzata durante la tavola rotonda conclusiva del seminario: nonostante alcune criticità che andranno risolte il passaggio all’effettività di questo sistema è stato giudicato molto positivamente dai partecipanti.
A coordinare tutti gli interventi è stata la giornalista Maria Francesca Malandrucco (Scuola 24 - Il sole 24 ore), che abbiamo intervistato per il nostro sito, puntando l’attenzione sul rapporto tra informazione e mondi della scuola e del lavoro.

L’integrazione tra scuola e lavoro oggi in Italia è davvero un’esperienza positiva?
“Si, e lo dimostrano anche i dati. Da una parte le aziende sono molto interessate e hanno un forte bisogno di entrare in contatto con i ragazzi, dall’altra le famiglie stanno cambiando mentalità e si stanno aprendo a questa nuova esperienza”

Che però non è troppo valorizzata da noi giornalisti
“E' vero, occorre valorizzarla di più. C’è da registrare però che qualcosa sta cambiando. Al di là di quello che viene detto e scritto, l’esperienza del duale è molto moderna e ha anche una forte connotazione italiana rispetto a quella di altri paesi europei. Una specificità che certamente andrebbe approfondita”.

Ma c’è una sorta di pregiudizio rispetto a questa che può apparire come una ‘contaminazione’ della scuola?
“Parlerei più di scarsa conoscenza che di pregiudizio. I giornalisti che se che se ne occupano direttamente hanno capito perfettamente l’importanza di questa esperienza”

Sul nostro sito ci stiamo chiedendo come i giornalisti dovrebbero “raccontare il lavoro” oggi.
“Forse andrebbero valorizzate di più le esperienze positive, come anche questa di cui parliamo adesso. Andrebbero prima cercate e poi valorizzate. Sarebbe un modo, per i giornalisti, di calarsi di più e meglio nella realtà. Le storie positive invertirebbero anche la percezione pubblica di questi temi”.

C’è stato o no un cambiamento però nel nostro modo di scrivere e di parlare di lavoro?
“Un po’ si, o perlomeno vedo che sta cambiando, soprattutto suii giornali specializzati, come il nostro. Il cambiamento di mentalità richiesto al mondo del lavoro, alla scuola, ai giovani stesi e alle loro famiglie, deve essere richiesto anche al mondo dell’informazione. O cambiamo tutti o non cambia nessuno”.

Ultima modifica: Mer 20 Set 2017

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