I funerali di Daphne, l'ultima vittima della violenza contro i giornalisti. L'appello del vescovo di Malta e il messaggio dell'Unesco. A rischiare di più sono i giornalisti dei media locali.

Venerdì 3 novembre si sono celebrati a Mosta (Malta) i funerali di Daphne Caruana Galizia, uccisa da un’autobomba il 16 ottobre. Durante l’omelia della messa l’arcivescovo Charles Scicluna si è rivolto anche ai giornalisti con un appello riportato dall’agenzia SIR: “Non abbiate timore. Vi incoraggio a non stancarvi mai nella vostra missione di essere gli occhi, le orecchie e la bocca del popolo”. “Fatelo”, ha aggiunto mons. Scicluna “senza paura e nel pieno rispetto della verità. Cari giornalisti, abbiamo bisogno di voi. Abbiamo bisogno di persone libere, intelligenti, curiose, oneste, serene, sicure e protette”.

Poche ore prima l’Unesco aveva diffuso un messaggio per la Giornata mondiale del 2 novembre per mettere fine all’impunità per i crimini commesi contro i giornalisti.

Il 90% degli omicidi di giornalisti restano impuniti. Questo è quanto emerge dalle informazioni trasmesse dagli Stati membri all'Agenzia specializzata dell'ONU nel 2017.
"La giustizia, quale pilastro di ogni società libera, ha lo scopo di fermare coloro che minacciano la libertà di espressione e incoraggiare coloro che si schierano in sua difesa a proteggerla", sostiene la Direttrice generale dell'UNESCO, Irina Bokova. "Questo spiega perché l'ingiustizia nei confronti dei giornalisti è così dannosa in tutte le società".

Tra il 2006 e il 2016, l'UNESCO ha verificato e condannato l'uccisione di 930 giornalisti. Di questi, 102 sono stati assassinati nel 2016, secondo quanto emerge dagli ultimi dati dell'UNESCO che saranno presentati nel libro di prossima pubblicazione World Trends in Freedom of Expression and Media Development: Global Report 2017/2018.

La maggior parte dei giornalisti uccisi nel 2016 (94%) erano giornalisti locali che pubblicavano notizie riguardanti il loro territorio. Metà delle uccisioni (50%) è avvenuta in paesi dove non vi era conflitto armato. Nel 2015 tale percentuale era del 47%.

La percentuale di donne giornaliste uccise è passata dal 5% nel 2006 al 10% nel 2016. Le donne continuano ad essere destinatarie di attacchi specifici, tra i quali anche le molestie online.
"La completezza delle informazioni si realizza grazie al lavoro dei nostri colleghi, giornalisti che vengono uccisi, feriti, imprigionati in tutto il mondo": queste le parole dell'Ambasciatrice di Buona Volontà dell'UNESCO per la libertà di espressione e la sicurezza dei giornalisti, Christiane Amanpour. "Noi, tutto il mondo della stampa, dobbiamo continuare a lottare per la fine dell'impunità".

In occasione di questa ricorrenza, il 2 novembre l'UNESCO e i suoi partner hanno lanicato una campagna globale con il supporto dei media in tutto il mondo e una campagna sui social con l'hashtag: #MyFightAgainstImpunity.

foto: AgenSIR

Ultima modifica: Mar 25 Mag 2021

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