Sul canone Rai scontro a distanza nel governo

Secondo il ministro del Mise Carlo Calenda il sistema del canone per il servizio pubblico non funziona più. La pensa diversamente il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, secondo cui il ruolo della Rai è irrinunciabile.

Il botta e risposta fra il Ministro dello Sviluppo Economico Calenda e il sottosegretario del Mise con delega alle Comunicazioni Giacomelli è andato in scena a distanza in questi giorni.
A lanciare per primo il tema del canone è stato il ministro Calenda, intervistato da Minoli: “E’ un sistema vecchio che non funziona più. Il mio pensiero personale è che la Rai vada privatizzata e vada dato il canone a chiunque fa progetti che hanno un valore di servizio pubblico”. Il ministro ha detto che si tratta di una sua idea e che “non si realizzerà mai”.

Immediata replica del sottosegretario Antonello Giacomelli, che a margine della Leopolda si è dissociato dal pensiero del ministro: “E’ una idea personale di Calenda, come ha detto lui stesso. Io penso ci sia ancora più bisogno del servizio pubblico e complessivamente del ruolo che la Rai e solo la Rai garantisce. E più in generale non condivido le privatizzazioni di asset strategici del paese; altrimenti, come la storia dimostra e come Calenda sa bene, bisogna poi ricorrere al golden power per limitare i danni”.

Lo stesso Giacomelli ha colto anche l’occasione per sottolineare il successo del canone in bolletta: “In questo modo abbiamo posto la base per dare dal 2019 alla Rai totale autonomia finanziaria e certezza di risorse e per lasciare di più agli editori privati di tv e carta stampata le risorse proprie del mercato. Questa è la strada da percorrere se si vogliono sostenere la Rai e tutti gli editori italiani e se si vuole fortificare il sistema paese”.

Ultima modifica: Mar 28 Nov 2017