Una doppia via d'uscita al tunnel delle 'fake news'. Il caso della comunicazione delle emergenze di protezione civile.

Nel pieno della nuova e temuta emergenza maltempo in Toscana, a Livorno qualche burlone ritoccava il titolo on line del principale giornale, Il Tirreno, e scriveva che le scuole sarebbero state chiuse anche l’indomani. La notizia ha viaggiato a ritmo velocissimo sui social, nella mia redazione siamo stati tempestati di telefonate di genitori e studenti: ne abbiamo ricevute un centinaio in appena un’ora, siamo stati costretti a smentire tutto con fermezza e rapidità, e lo abbiamo fatto con fatica, talmente era realistico il fotomontaggio.

Ancora più grave l’episodio accaduto a Massa: in un post, che annunciava la chiusura delle scuole e il prolungamento dell’allerta ben oltre il termine stabilito dalla Protezione Civile, l’anonimo autore utilizzava il logo ufficiale della Regione Toscana e la grafica dei bollettini meteorologici ufficiali. E la gente inconsapevolmente è caduta nel tranello, tanto stupido quanto insidioso (e meno male che il sindaco è fermamente intenzionato a individuare e punire il colpevole).

Le fake news insomma sono accanto a noi, si costruiscono con poco, circolano con enorme facilità. E sono difficili da ‘smontare’ (molti studi indicano che spesso il tentativo di smentirle produce anzi l’effetto opposto, le rafforza).

Tutto questo è negativo sempre, in ogni ambito, ma quando le informazioni taroccate riguardano le emergenze di protezione civile rischiano pure di essere molto pericolose per la collettività. Non c’è bisogno certo di fare altri esempi, ricordo solo che, dopo la tragica alluvione di settembre a Livorno, su Whatsapp circolò per qualche ora e con dovizia di particolari la notizia che un convoglio carico di gas si era ribaltato alla stazione ferroviaria.

Le norme, quelle che ad esempio puniscono il ‘procurato allarme’, ci sono già ma evidentemente in questi casi, con questi nuovi media, non funzionano a dovere, neppure come deterrente. Il sistema della comunicazione è cambiato troppo, si è frammentato; la mediazione giornalistica da sola non è più sufficiente perché adesso ogni persona, sul proprio smartphone, si costruisce a piacere il proprio notiziario.

Restano due possibili vie d’uscita.

Una è ‘normativa’: evidentemente sono necessarie leggi adatte al nuovo contesto, e bene ha fatto adesso l’Autorità per le Garanzie nella Comunicazione ad attivare un tavolo di confronto, nel quale è coinvolta anche l’Ucsi.

L’altra, la più efficace, è ‘educativa’. Bisogna impegnarsi con convinzione a ‘spiegare’ internet e il mondo dei social, così come qualche anno fa si faceva con la televisione, mettendo in guardia dai rischi della manipolazione e dai ‘trucchi’ che utilizzano i costruttori (e i trafficanti) di ‘bufale’.

nel riaquadro la falsa notizia di Livorno (dal sito www.iltirreno.it )

Ultima modifica: Lun 11 Dic 2017

UCSI - PI 01949761009 - CF 08056910584 - Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 224 del 29/09/2014 - Tutti i diritti riservati