Il Fondo per l'editoria salverà anche molti giornali locali e diocesani

La crisi dell'editoria in questi anni ha colpito anche le testate delle diocesi, alcune delle quali ben radicate sul territorio e fondate oltre cento anni fa hanno chiuso.

Il 31 dicembre chiuderanno i battenti altre di queste testate, per esempio quella di Varese, di Lecco, di Cremona, di Mantova, di Cagliari, altre nella cintura di Milano. Altre ancora si trasformeranno per forza di cose in edizioni solo on-line.

Per salvare un settore che la Cei ritiene strategico e per comunicare temi spirituali in un mondo dove le voci minoritarie vengono livellate al basso, è necessario il sostegno finanziario pubblico. «Almeno una settantina di giornali diocesani dovrebbero rientrare nei parametri richiesti e ottenere i finanziamenti dalla legge sull'editoria» sintetizza don Adriano Bianchi, presidente della Federazione settimanali cattolici.

A maggio il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Paolo Gentiloni e del ministro per lo Sport con delega all’Editoria, Luca Lotti, ha approvato un decreto legislativo che, in attuazione della legge 26 ottobre 2016, n. 198, prevede disposizioni per la ridefinizione della disciplina dei contributi diretti alle imprese editrici di quotidiani e periodici. «Si è trattato di un intervento più che mai necessario per la sopravvivenza di tanti giornali, soprattutto locali, che garantiscono il pluralismo dell’informazione in Italia. In questo rientrano i settimanali diocesani”.

Don Bianchi sottolinea che non si tratta di favoritismi. Anzi. “Questa legge vede riconosciuto ai settimanali diocesani, in quanto giornali locali, un ruolo indiscutibile di garanzia della libertà d’informazione». Il fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione destinato al sostegno dell’editoria e dell’emittenza radiofonica e televisiva locale sarà alimentato con risorse già destinate al settore, a questo si aggiunge però un contributo di solidarietà a carico delle società concessionarie di raccolta pubblicitaria e il rimanente dalle maggiori entrate derivanti dal canone Rai.

I criteri di calcolo dei contributi sono stati definiti in parte come rimborso di costi, e in parte in base al numero di copie vendute.

 

Ultima modifica: Mar 19 Dic 2017