Il rapporto annuale di Reporter senza Frontiere: in Siria morti anche 12 giornalisti

Come lo scorso anno, la Siria resta il paese più pericoloso per i reporter, con 12 giornalisti uccisi, davanti al Messico (11 giornalisti morti), e all'Afghanistan (9). Lo dice il nuovo Rapporto di Reporter senza Frontiere.

Tra loro ci sono 50 reporter professionisti, il dato più basso degli ultimi 14 anni. Il trend non indica una diminuzione delle violenze in generale, ma il fatto che, almeno in parte, molti giornalisti stanno rinunciando a lavorare nelle parti più pericolose del mondo, oltre che una migliore protezione per chi opera nel settore dell'informazione.

Siria, Messico e Afghanistan i luoghi più pericolosi
Sui 65 giornalisti, professionisti e non, morti nell'anno, 39 sono stati scientemente assassinati e 26 sono rimasti uccisi mentre esercitavano la professione. Come lo scorso anno, la Siria resta il paese più pericoloso per i reporter, con 12 giornalisti uccisi, davanti al Messico (11 giornalisti morti), l'Afghanistan (9), l'Iraq (8) e le Filippine (4).

Nei paesi più a rischio i giornalisti non ci sono
Se il numero dei giornalisti uccisi nel mondo nel 2017 è calato rispetto all'anno scorso, quando erano stati censiti 79 morti, secondo RSF, questo è dovuto alla "presa di coscienza crescente della necessità di proteggere meglio i giornalisti e alla moltiplicazione delle campagne realizzate in questo senso dalle organizzazioni internazionali e dagli stessi media". Ma anche al fatto che "paesi divenuti troppo pericolosi si svuotano dei loro giornalisti". E' il caso di "Siria, Iraq, Yemen e Libia, dove s'assiste a un'emorragia della professione".

Ultima modifica: Mer 20 Dic 2017