Tutela dell'informazione professionale e lotta alla precarietà. Carlo Verna ribadisce le richieste dei giornalisti al premier uscente.

E' stata la prima volta di Carlo Verna. Il neo presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti ha esordito in questa veste alla conferenza stampa di fine anno – organizzata appunto dall’Ordine e dalla Stampa parlamentare - che di consueto vede protagonista il capo del Governo. L’occasione è stata in qualche modo storica visto che ha coinciso con la conclusione della legislatura (non era mai accaduto prima).

Nel suo intervento introduttivo Verna non ha nascosto le criticità del sistema, a cominciare da “quello splendido mare di libertà che è il web” che però “ha in sé anche delle insidie. Le menzogne, le bufale, la propaganda sono mali endemici, ma le fake news portate dalla rete e dai social hanno velocità di diffusione che elude controlli e disorienta. Talvolta scrivere e pubblicare sono un unico gesto senza la garanzia del prodotto collettivo”.

Il presidente ha poi fatto riferimento a Papa Francesco quando ricevette i giornalisti: “La preoccupazione di chi racconta la cronaca scrivendo la prima bozza della storia non può non riguardarci e penso alle sue parole per gli ultimi. Dico queste cose in maniera assolutamente laica come deve chi svolge una funzione pubblica, ma pure un grande giornalista laico come Eugenio Scalfari riconosce nell’attuale Pontefice un riferimento, una sorta di benemerito dell’umanità che anela alla pace”.

Il giornalismo professionale vuole intanto assumersi le proprie responsabilità attraverso la verifica: “Il rispetto della verità, a cui siamo tenuti, in questa era ci impone di moltiplicare l’azione di verifica, attività che esalterà la cruciale funzione sociale del giornalismo per la qualità della democrazia”.

Verna ha anche fatto riferimento al “Manifesto di Assisi” che apre un decalogo di indicazioni con un rispettoso ‘non scrivere degli altri quello che non vorresti fosse scritto di te’.

Dopo il ringraziamento al Governo “per aver rilegittimato l’Ordine dei giornalisti legiferando sulla un tempo pletorica governance”, Verna ha giudicato una priorità intervenire urgentemente per riformare l’accesso alla professione datato 1963, “quando in un'altra era geologica era possibile una formazione per così dire a bottega. Ora non è più così e noi faremo di tutto per mettere in crisi un sistema basato sullo sfruttamento”.

“Amarezza e disappunto”, poi, “per l’occasione persa dal governo per dare un segnale di attenzione alla parte più debole della nostra categoria, ai troppi giornalisti precari senza diritti, senza garanzie, senza tutele. Il tema del lavoro regolare è rimasto fuori dalla recente legge di riforma dell’editoria, che si è tradotta nella concessione di aiuti a pioggia alle imprese editoriali”.
“Nulla di fatto”, inoltre, sui temi del carcere ai giornalisti e delle querele bavaglio. Un “bel passo avanti”, invece, è stato compiuto grazie al ministro Minniti che ha creato il Centro di coordinamento per la sicurezza dei giornalisti minacciati.

La risposta a Verna, da parte di Gentiloni, è stata da un lato una sorta di “rivendicazione” delle riforme operate (nuova governance per l’Ordine e sostegno all’editoria), e dall’altro un impegno per concludere il percorso perché “la libertà si alimenta anche incrementando le tutele dei giornalisti” e contrastando la precarietà per rendere la categoria meno esposta ai condizionamenti.

foto: AgenSIR

Ultima modifica: Ven 29 Dic 2017