La par condicio e l'etica necessaria del giornalista politico, consapevole e mai 'tifoso'.

Al voto, al voto! Mancano meno di due mesi all’appuntamento con le urne e molti di noi sono impegnati già nel racconto quotidiano di una campagna elettorale aspra e combattuta con ogni mezzo.

Chi lavora in televisione (nazionale e locale) dovrà anche districarsi tra i paletti della ‘par condicio’: una legge, quella che l’ha introdotta, che è nata diciotto anni fa e che senza dubbio oggi mostra il suo tempo e persino una certa inadeguatezza. Nel febbraio del 2000, quando fu varata, c’era internet certamente, ma non c’erano ancora i social network. Pensate che Facebook nacque solo nel 2004!

Molti studiosi (della comunicazione e del diritto) pensano che sia necessario rivedere profondamente la normativa (a cui si conformano ogni volta le deliberazioni dell’Agcom e della Commissione di Vigilanza della Rai), altri puntano ad una sorta di ‘complicata’ autoregolamentazione dei nuovi media, così come accadde nel 2004 per le tv locali.

Su questo sito daremo voce ad alcuni esperti e cercheremo di approfondire anche il ruolo e l’impatto di ogni mezzo di comunicazione nella formazione dell’opinione politica. Ma restiamo convinti che alla base di tutto ci debba essere l’etica del giornalista (quello ‘politico’, in questo caso), che lo rende consapevole, preparato, neutrale e non ‘tifoso’.

Intanto registriamo che una delle prime battaglie politiche si è consumata sul futuro della Rai (la questione del canone non è soltanto fiscale) e temiamo che le elezioni italiane possano essere fortemente minacciate dall’effetto delle ‘fake news’.

Per questo servono giornalisti veri, dalla ‘schiena diritta’ e dai principi forti, garantiti contro ogni forma di pressione indebita e contro tutti i tipi di condizionamento. Senza retorica, è in gioco anche la nostra democrazia!

Ultima modifica: Gio 11 Gen 2018