Pubblicate le regole della 'par condicio'. Polemiche (e successive precisazioni) sulle norme per i giornalisti nei 'talk'.

La normativa sulla ‘par condicio’ è stata definita da poche ore dal Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che ha approvato il nuovo schema di regolamento. Vale per le elezioni politiche, ma anche per le regionali del 4 marzo.

La delibera è divisa in tre parti distinte: la prima, dopo le norme generali, riguarda le emittenti nazionali; la seconda interessa radio e tv locali, la terza riguarda la stampa quotidiana e periodica. Nel titolo IV si dettano regole chiare per la diffusione dei sondaggi elettorali, infine si fa riferimento al meccanismo di controllo e di sanzioni.

In queste ore desta scalpore (e qualche critica) il contenuto dell’articolo 7 del provvedimento. In particolare al comma 4 si legge che, “laddove il format preveda l’intervento di un giornalista o di un opinionista a sostegno di una tesi, si garantisca uno spazio adeguato anche alla rappresentazione di altre sensibilità culturali”. Per qualche commentatore si tratta di una limitazione della libertà di opinione e di espressione dei giornalisti che partecipano ai ' talk' , che in qualche modo dovrebbero dichiarare preventivamente le proprie idee e far sì che si crei un contraddittorio.

Su iniziativa del presidente dell’Ordine dei giornalisti e dei vertici della FNSI, è arrivata la precisazione da parte dell’Autorità. Lo stesso sindacato, sul proprio sito, la sintetizza così: “nessuna richiesta di appartenenza politica – tantomeno una dichiarazione di voto – ai giornalisti che partecipano a trasmissioni di approfondimento in qualità di opinionisti. Ma la doppia necessità di esplicitare da parte dei giornalisti il sostegno ad una tesi di discussione e da parte del conduttore tesi e opinioni diverse”.

Immediato il commento del presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, e del segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso: «Ringraziamo l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per la tempestiva precisazione che dirada alcuni dubbi. Resta però il vizio genetico del regolamento che non avrebbe dovuto specificamente individuare il giornalista come un soggetto che sceglie a priori di sostenere una tesi essendo il giornalista tenuto per legge al rispetto della verità che può e deve anche dinamicamente percepire».

Ultima modifica: Sab 13 Gen 2018

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