Il libro bianco sul rapporto tra media e minori e il nuovo ruolo dell'Autorità di garanzia.

E’ stata presentata oalla Camera la seconda edizione del ‘libro bianco’ dedicato al rapporto tra media e minori.

Oggi proprio i minori godono di ampia autonomia nell’accesso ai sistemi di comunicazione e sono tecnologicamente esperti. Gli strumenti di protezione come la visione accompagnata da un adulto appaiono oggi superati, i nuovi sistemi di parental control presuppongono un ruolo attivo delle famiglie, che si sono però rivelate – secondo il dossier – spesso poco proattive o prive delle conoscenze tecniche necessarie per assolvere in pieno a tale compito.

“È necessario – dice Antonio Martusciello, Commissario dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni – immaginare una versione 4.0 dei sistemi di tutela, dove ad esempio ogni contenuto possa essere tracciato attraverso un’impronta digitale, consentendo così l’applicazione di sistemi di filtraggio automatico degli stessi. Le tecnologie impiegate devono essere user friendly per agevolare un loro ampio utilizzo”.
“L’evidenza che emerge con forza dalla ricerca – conclude Martusciello – è quella di trovare nuove forme di tutela adatte ad un mondo dove i contenuti fluiscono liberamente su diverse reti e diversi device. In un contesto di mercati convergenti, la salvaguardia deve essere dunque estesa tanto ai contenuti che alle reti di trasmissione, secondo un approccio che permetta di proteggere i minori nella loro piena interazione con il complesso dell’ecosistema digitale”.

Angela Nava Mambretti, Presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti (Cnu), organismo ausiliario dell’Agcom, ha segnalato il problema di una “solitudine della famiglia” di fronte alla pervasività delle tecnologie digitali, e ha auspicato che il Comitato Media e Minori, appena ricostituito, possa svolgere una funzione di pungolo e segnalatore delle criticità del sistema.

Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro, si è concentrato sulla delicatissima questione del “diritto all’accesso”: stabilire se esso può avvenire a 12 o 14 o 16 anni è decisione politica fondamentale, e deve comunque essere utilizzato un sistema tecnico che garantisca la validazione del dato dichiarato, come avviene nel Regno Unito.

Stefano Selli, Vice Presidente di Confindustria Radio Televisioni, ha evidenziato l’asimmetria “tv = mondo delle regole” ed “internet = mondo senza regole” (o comunque con poche regole, ed inadeguate) e ha sostenuto che il web dovrebbe prendere ad esempio i 25 anni di esperienza di “autoregolazione” (il primo “codice” Frt – Federazione Radio Televisioni – risale al 1993), facendo propria quella evoluta “consapevolezza interna” dei broadcaster italiani.

La neutralità della rete può subire deroghe, in nome del superiore interesse pubblico?”. La domanda è stata riproposta a Laura Bononcini, responsabile delle relazioni Istituzionali di Facebook per l’Italia:”Facebook garantisce gli utenti, anche soltanto per ragioni brutalmente commerciali di tutela del ‘brand’ e della sua affidabilità e sicurezza”. Ha sottolineato per l’ennesima volta che “Facebook non è un editore, e non gli si possono attribuire le responsabilità che ha un editore”. “Il social network compie sforzi enormi per uniformare le proprie regole ad oltre 2 miliardi di utenti, mediando “policy” di sicurezza e controllo (e rispetto della libertà espressiva della rete, ragione fondante di Fb) tra tante diverse culture e tante diverse leggi nazionali.

Il Commissario Mario Morcellini, ha evidenziato come l’Agcom debba sforzarsi di promuovere “ricerca” che stimoli nuova “governance”, una “nuova regolazione, non determinata dalla paura, ma dalla conoscenza dei fenomeni... c’è ancora moltissimo da fare”.
Morcellini ha concluso rimarcando che Agcom deve essere autorità di “garanzia” (declinata al plurale: “per le garanzie”) di tutto il sistema della comunicazione: se si limita ai media storici e “mainstream”, essa si riduce ad “autorità delle vecchie comunicazioni”.

Ultima modifica: Sab 20 Gen 2018