'Precari, sottopagati e insoddisfatti del lavoro'. Così la maggioranza dei giornalisti in Sardegna, secondo il dossier Ucsi. E l'associazione rivolge un appello anche ai pensionati

La domanda era sorta spontaneamente alla vigilia della ‘Settimana sociale’ dei cattolici italiani che si è svolta lo scorso ottobre a Cagliari e che come giornalisti avremmo dovuto raccontare: in Sardegna il lavoro giornalistico è libero, creativo, solidale e partecipativo come auspicato da Papa Francesco?

La risposta probabilmente la sapevamo già, ma abbiamo voluto approfondire il tema chiedendo il parere dei nostri colleghi, iscritti agli albi dei professionisti e dei pubblicisti dell’Odg della Sardegna.

Il dossier sul giornalismo in Sardegna è nato proprio dal desiderio di raccontare senza ipocrisia la nostra professione, una realtà che spesso dall’esterno non si riesce a decifrare. Perché dietro una firma che si legge sul giornale non c’è sempre un lauto contratto, ma spesso c’è una storia di precariato e sfruttamento. Una storia di povertà e di sogni infranti. Chi legge i giornali spesso non sa che un pezzo giornalistico, che comporta ore di lavoro, verifiche e approfondimenti, viene pagato pochi euro ai collaboratori esterni. Ma la cosa più drammatica è che spesso neppure i colleghi più fortunati, quelli che lavorano nelle redazioni più solide con contratti a tempo indeterminato, si accorgono di questa realtà (oppure fanno finta di non accorgersene).

Dall’indagine che abbiamo realizzato nei mesi scorsi emerge infatti l’identikit di un giornalista medio che in Sardegna vive nella precarietà, è sottopagato e insoddisfatto del proprio lavoro. Ma, nonostante tutto, crede ancora che la professione giornalistica abbia un futuro.
In Sardegna attualmente su un migliaio di giornalisti in attività oltre 760 sono precari e quasi totalmente privi di garanzia. Dal questionario somministrato dall’Ucsi sarda emerge che il 65% dei giornalisti isolani è sottopagato e guadagna mediamente cifre irrisorie tra i 170 e i 580 euro mensili (tra 2mila e 7mila euro all’anno). Solo IL 10% guadagna infatti uno stipendio sufficiente a sopravvivere e mantenere una famiglia: tra 15 e i 25mila euro all’anno (1.250/2mila euro mensili).

E’ molto interessante anche sapere come nell’isola vengono percepite le modalità di assunzione: circa la metà dei giornalisti intervistati ritiene che per trovare lavoro nel mondo dell’informazione sarda oltre ad essere bravi sia necessaria una solida raccomandazione, molti altri (40%) ritengono che l’assunzione sia sempre subordinata a conoscenze e raccomandazioni politiche, mentre una parte residuale ritiene che si possa andare avanti esclusivamente per i propri meriti e il proprio curriculum.

Ecco perché come Ucsi Sardegna abbiamo lanciato una forte sollecitazione etica affinché i giornalisti che già percepiscono una pensione o hanno un buono stipendio fisso si mettano una mano sulla coscienza e rinuncino ad uffici stampa e collaborazioni in modo da lasciare spazio a chi è precario o addirittura non lavora. Con l’auspicio che gli organismi di rappresentanza dei giornalisti prendano finalmente atto della platea sempre più ampia di lavoratori precari, sottopagati e senza tutele e non si limitino a tutelare soltanto i più fortunati.

*L'autore, Alessandro Zorco, è anche il curatore del dossier già anticipato nei giorni scorsi su questo nostro sito

Ultima modifica: Sab 19 Mag 2018

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