'Non fermarsi mai in superficie' quando si parla dei migranti. L'appello di suor Bottani ai giornalisti

Si è svolto a Roma il convegno dal titolo ‘L’etica del giornalista nel raccontare le migrazioni’, tema molto caro anche all’Ucsi (che ha dedicato un intero numero della rivista Desk a questo),

e suor Gabriella Bottani, coordinatrice della rete anti-tratta Talitha Kum, lancia un accorato appello: “Non fermiamoci alla superficie delle storie, perché così si semina violenza e intolleranza”. Secondo lei “rendere le cose semplici deve voler dire far capire con parole semplice la complessità dei fatti”. Diventa allora necessario, anche nel racconto giornalistico, porsi domande e allargare lo sguardo.

“Bisogna stare attenti a modelli di sviluppo predatori che di fatto distruggono” sottolinea suor Bottani: “Penso al caso della Nigeria, potenza petrolifera d’Africa dalla quale arrivano tante ragazze finite nella rete della traffico di esseri umani, dello sfruttamento e della prostituzione in Europa”.

La religiosa cita Papa Francesco: “Ha detto che alcuni Stati promuovono una politica dura dichiarando di voler sconfiggere il traffico di essere umani, ma poi non vogliono affrontare le cause profonde del problema”.

A partecipare al convegno anche don Aldo Buonaiuto della Comunità Papa Giovanni XXIII, associazione in prima fila nel sostegno alle vittime di tratta. E ha annunciato una nuova campagna: ‘Questo è il mio corpo’, che punta a far adottare il modello nordico, fermando e dissuadendo i clienti della prostituzione”. Il convegno è stato organizzato in collaborazione con l’Ufficio per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale del Lazio, Talitha Kum e a ‘Dire’.

Ultima modifica: Dom 20 Mag 2018