Giornalismo d'inchiesta: i vincitori di Dig Awards 2018

Sono stati proclamati i vincitori della manifestazione “Dig Awards 2018”, i premi internazionali di giornalismo destinati alle migliori inchieste e ai migliori reportage video.
Erano 27 le opere finaliste provenienti da tutto il mondo, divise in sette categorie, tra inchieste, reportage e progetti in fase di sviluppo. Tra i vincitori anche un documentario sulle condizioni estreme dei profughi siriani realizzato da Mouhssine Ennaimi per la tv turca Trt.

Vediamo i dettagli, seguendo la nota fornita dall’organizzazione.

Ad aggiudicarsi il premio per la sezione Investigative Long, riservata ai lungometraggi d’inchiesta, è stata la coproduzione ucraino-rumena "Killing Pavel" firmata da Anna Babinets per l’agenzia Slidstvo.info, che ricostruisce l’assassinio del giornalista bielorusso Pavel Šaramet  -  contrario ai regimi di Lukašenko, Putin e Porošenko  -  ucciso da un’autobomba a Kiev nel 2016. Il premio Reportage Long (per i video reportage fino a 90 minuti di durata) è stato invece assegnato a Kompromat, realizzato per France 2 da Tristan Waleckx e Guillaume Beaufils. L’inchiesta si sofferma sulle vittime e sui responsabili dei dossieraggi e montature mediatiche orchestrate dal governo di Putin. Nel documentario viene anche rivelata per la prima volta la storia di un espatriato francese costretto a fuggire dalla Russia in seguito ad accuse infamanti.

Nella categoria Investigative Medium (mediometraggi d’inchiesta) l’opera che si è aggiudicata la vittoria è stata Silent Death on Syrian Journey, realizzata da Mouhssine Ennaimi per la tv turca Trt, che racconta attraverso interviste e testimonianze esclusive le storie di alcuni profughi siriani, costretti a vendere i propri organi a trafficanti spietati in cambio di un passaggio verso l’Europa. A vincere la sezione Reportage Medium è stata invece Iraq: Dying for Mosul, prodotto dall’emittente franco-tedesca Arte e firmato da Bernard Genier. Il documentario racconta le rischiose operazioni di soccorso messe in atto in Iraq da un’Ong cristiana fondata da un ex soldato statunitense, che ha lasciato l’esercito per dedicarsi all’attività umanitaria.

Tra le opere brevi (sezione Short) è stato premiato il servizio Doping, il mistero di Alex Schwazer, firmato da Emanuele Piano e dedicato a uno dei casi di doping più famosi degli ultimi anni: quello del marciatore altoatesino Alex Schwazer, vincitore della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino 2008 e poi squalificato. Per la categoria Masters (documentari di taglio cinematografico), la vittoria è andata a This is Congo di Daniel McCabe. Un’opera che offre uno sguardo inedito sul conflitto che insanguina la Repubblica Democratica del Congo, attraverso le storie di quattro personaggi: un informatore in incognito, un comandante dell’esercito, una trafficante di pietre preziose e un sarto sfollato.

Menzione speciale per Bloody Money di Sacha Biazzo, un’indagine sul traffico di rifiuti e sul sistema di corruzione politica che c’è dietro tra gare truccate, sversamenti illeciti e tangenti; mentre la DIG Student Mention è andata a The Cost of Cotton, inchiesta realizzata da Sandrine Rigaud per France 2 che documenta le condizioni estreme dei lavoratori della filiera del cotone. Infine, il DIG Pitch, che assegna un premio di produzione di 15 mila euro per progetti in fase di sviluppo stato assegnato a Goldfish and Dogfish, di Sandro Di Domenico e Gianluca Loffredo. Racconta la storia di un uomo, unico sopravvissuto a una terribile tragedia, che affronta con la famiglia un processo penale contro una multinazionale del male.

Ultima modifica: Mar 5 Giu 2018

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