Raccontare la Giustizia: una proposta d'intesa tra Ordine dei giornalisti e Associazione nazionale magistrati

Progettare percorsi di formazione comune tra giornalisti e magistrati e istituire Uffici stampa nelle procure. Queste le proposte significative avanzate da Francesco Minisci, presidente dell’Associazione nazionale magistrati alla presentazione dell’ultimo numero di Desk, Raccontare la giustizia, nella Sala dell’Associazione Stampa Estera a Roma. Con lui Carlo Verna, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, che ha raccolto l’invito a firmare al più presto un protocollo d’intesa per poggiare su solide basi la formazione deontologica dei giornalisti su un terreno cruciale dell’informazione, come quello del rapporto tra media e mondo giudiziario.

A lanciare l’idea di questo confronto, ideale e propositivo insieme, è stata l’Ucsi. Per la presidente nazionale Vania De Luca, “il rammendo, l’apertura di ponti, di relazioni strutturate e non contingenti fra mondi anche distanti sono le risorse oggi necessarie per ricostruire un tessuto civile per questo Paese”. Padre Francesco Occhetta, consulente dell’Ucsi e redattore di La civiltà cattolica, ha poi invitato a riflettere su “un modello di giustizia diverso, che non contesti la retribuzione o la rieducazione, ma sulla base della funzione riparativa riduca i conflitti e le tensioni che ne seguono, per l’interesse di tutti; un modello che si può e si deve costruire insieme. E noi giornalisti abbiamo una grande responsabilità”.

Dopo il saluto della padrona di casa, la presidente dell’Associazione Stampa Estera Esma Cakir, Minisci ha esordito riconoscendo le peculiarità di giornalisti e magistrati. Gli uni però non possono fare a meno degli altri. Uno spunto di riflessione che ha spinto il presidente dell’Anm ha lanciare la sua prima idea: momenti di formazione congiunti tra toghe e giornalisti. Le prime imparerebbero a comunicare con maggior efficacia e comprensibilità le ragioni delle sentenze e dei provvedimenti, i secondi a districarsi nelle questioni più tecniche dei procedimenti.

Un progetto possibile anche grazie alla capillarità sul territorio dei tribunali e dell’Odg. E quindi la seconda suggestione: perché non aprire uffici stampa all’interno delle procure, con il compito di instaurare rapporto strutturati, trasparenti e corretti con gli organi di informazione? Ma a chi potrebbero essere affidate le gestioni di questi uffici? A giornalisti professionisti o personale interno adeguatamente formato? Domande aperte accanto ad altri nodi sul tappeto: la sovraesposizione mediatica di alcuni magistrati; la tutela della riservatezza per le vittime e per gli indagati; la comprensibilità dei provvedimenti giudiziari; gli esiti dei processi che meritano (specie se di assoluzione) gli stessi spazi delle fasi iniziali; la disponibilità delle informazioni acquisite mediante le intercettazioni. Su questi e altri punti i due rappresentanti degli organismi professionali si sono resi disponibili a un confronto non occasionale ma strutturato e continuo, per dare delle risposte anche a breve tempo.

Intanto, come ha sostenuto Verna, in attesa di percorsi e confronti formativi, è importante utilizzare al meglio gli strumenti già esistenti: come ad esempio le carte deontologiche approvate e funzionanti; o quelli che già pongono alcune linee guida importanti come il Manifesto di Venezia per una corretta informazione sulla violenza contro le donne, o il decalogo di Assisi, sulla ricerca della verità e la corretta relazione con il prossimo. Un altro strumento importante, ha ricordato Roberto Natale, Coordinatore del comitato tecnico scientifico di Articolo 21, è nell’ultimo contratto di Servizio Rai approvato per il triennio 2018-2022, che esplicitamente chiede all’azienda di valutare i propri programmi “con l’intento specifico di promuovere un impegno sociale e culturale, definendo un’offerta concepita per favorire lo sviluppo, nella collettività nazionale, del senso civico e di una compiuta identità sociale, anche mediante la conoscenza e la partecipazione alla vita delle istituzioni e al processo democratico”.

In conclusione: da questo incontro potrebbero nascere positivi sviluppi, i cui frutti si vedranno nel tempo se giornalisti e magistrati, insieme, sapranno crederci.

Ultima modifica: Mar 12 Giu 2018

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