Diritto d'autore: giornalisti ed editori fanno fronte comune a sostegno delle nuove regole europee

Si avvicina il giorno della decisione comunitaria sul copyright e Fieg e Enpa (European Newspaper Publishers' Association), attraverso i loro presidenti Riffeser Monti e Perrone e insieme alle associazioni dei giornali e dei giornalisti europei, chiedono che il Parlamento europeo voti la direttiva sul diritto d‘autore “per difendere la democrazia e il diritto dei 150 milioni di lettori europei ad una libera stampa”.

In una nota si legge che l’introduzione del diritto, attraverso l’approvazione della direttiva "garantirà la sopravvivenza della stampa, minacciata dalla distribuzione massiva di contenuti ad opera dei grandi aggregatori digitali; consentirà alle aziende editoriali, grandi e piccole, di ottenere la giusta remunerazione per il proprio lavoro; contribuirà a difendere i giornalisti e il loro lavoro; riequilibrerà la differenza di valore tra stampa e piattaforme digitali. L'introduzione del diritto garantirà le libertà individuali, mantenendo la possibilità per gli utenti della rete di essere attori partecipi dei social network, produrre blog, condividere opinioni, foto e link".

"Senza approvazione della Direttiva – si legge ancora - si avrà: un generale impoverimento della qualità della produzione editoriale; la proliferazione di notizie false e di informazioni non veritiere. Fieg ed Enpa, fiduciosi nel sostegno dei parlamentari europei, ribadiscono che la tutela delle aziende editoriali è necessaria per preservare la libertà di stampa a garanzia dei valori democratici".

Scende in campo anche la Fnsi, che interviene con il suo presidente Giulietti durante una iniziativa organizzata a Venezia: «Serve un fronte comune perché è in gioco il futuro della libertà di espressione e dell'informazione professionale, pilastri su cui si fonda l'Unione europea».

Il voto del 12 settembre arriva però dopo un primo rinvio che c’era stato a giugno, favorito anche dal pressing dei grandi operatori di rete e aggregatori di contenuti. E in queste settimane sono ricominciate le polemiche e si è fatto sentire anche il fronte di chi è contrario alla nuova norma.

Per il segretario generale della Fnsi Lorusso «la tenuta del sistema democratico, in Italia come in tutti gli altri Paesi europei, passa attraverso la buona informazione, l'informazione professionale prodotta dai professionisti dell'informazione, non certo attraverso i tweet e i proclami su qualche social network. Tutto questo ha un costo e chi, come i motori di ricerca e le piattaforme internet, utilizza il lavoro prodotto e pagato da altri per realizzare profitti, senza peraltro pagare le tasse in Europa, è bene che venga obbligato a 'risarcire' o comunque a contribuire a sostenere il sistema dell'informazione professionale. L'augurio è che il Parlamento europeo approvi senza indugi la direttiva, ribadendo così che l'informazione professionale, libera e plurale è ancora uno dei pilastri su cui si fonda l'Unione»

Ultima modifica: Mer 5 Set 2018