Carta di Treviso, emerge la sua attualità in un confronto promosso da Ucsi Sicilia

Si è concluso con la soddisfazione dei partecipanti il corso di formazione dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia sull’attualità della Carta di Treviso (protocollo firmato il 5 ottobre 1990 da Ordine dei giornalisti, Federazione nazionale della stampa italiana e Telefono azzurro con l'intento di disciplinare i rapporti tra informazione e infanzia) che si è svolto martedì sulla piattaforma Zoom.

Il corso è stato promosso dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, dal Cnog e organizzato dall’Ucsi Sicilia e dalla sezione provinciale Ucsi di Catania ed è stato inserito nel percorso della formazione permanente dei giornalisti. Dopo i saluti d’apertura di Giuseppe Adernò, presidente Ucsi Catania e di Domenico Interdonato, presidente Ucsi Sicilia, il giornalista Salvatore Di Salvo, componente della giunta nazionale Ucsi e moderatore dell’incontro, ha dato parola ai quattro relatori dell’evento.

Il Presidente Ucsi Catania, Giuseppe Adernò, oltre a evidenziare le difficoltà relative allo sviluppo psicologico dei giovanissimi e degli adolescenti, si è soffermato sugli aspetti storici della Carta di Treviso e, quindi, sull’impegno che ogni giornalista dedica a questi aspetti. “Dobbiamo impegnarci tutti a portare una cultura della sicurezza”, ha concluso Adernò. La Carta di Treviso rimane uno degli strumenti più importanti per ogni giornalista, oggi, probabilmente, più di ogni altro tempo vista la rapida e incontrollata diffusione comunicativa dei social.

I recenti fatti di cronaca mettono in evidenza la funzione della comunicazione nel saper gestire, per l’appunto, il diritto di cronaca difendendo l'identità, la personalità e i diritti dei minori vittime o colpevoli di reati, o coinvolti in situazioni che potrebbero compromettere l’armonioso sviluppo psichico. In un periodo storico come quello che stiamo attraversando, ormai da un anno, la Carta di Treviso, nel suo 30esimo anniversario, necessita non solo di essere rispolverata ma attualizzata.

Francesco Pira, sociologo e docente di Comunicazione e Giornalismo dell'Università degli Studi di Messina, giornalista, presidente dell'Osservatorio nazionale di Confassociazioni sulle fake news, è stato il primo tra i relatori a parlare. Con il suo libro “figli delle App” è subito entrato nel vivo dell’argomento. Analizzando fatti di cronaca recenti, dati statistici raccapriccianti, challenge social (sfide) e diseducazione dei piccoli e adolescenti del nostro mondo. Situazione dettata, anche, dalla grande presenza delle fake news. “I bambini che non potrebbero essere iscritti su TikTok si sono iscritti. Com’è possibile? Per via degli adulti che non accettano questa condizione e potremmo addirittura definire adultescenti . Con questo posso dire che siamo in piena emergenza educativa. La Carta di Treviso si insegna che siamo responsabili dell’educazione degli adolescenti”. Bisogno di fisicità è quello che manca ai ragazzi, questo li porta a vivere una pandemia di isolamento fisico. Necessità di approvazione, la sensazione di grande fragilità. Depressione fra bambini e ragazzi, atti di autolesionismo, questa è la società che vivono i nostri ragazzi. La responsabilità degli adulti, soprattutto nelle cronache, è da rivedere per tutelare la psiche dei giovani. Col giornalismo d’inchiesta si può cambiare il passo verso questa metamorfosi, contribuendo così ad un’alleanza educativa, alimentando i sogni dei giovanissimi piuttosto che distruggerli.

Tiziano Virginio Toffolo, tra i promotori della Carta di Treviso. Ha iniziato il suo intervento: “ I bambini sono indifesi davanti alla dittatura dei social. Per questo occorre fare qualcosa. La Carta di Treviso, nei prossimi tempi dovrà essere aggiornata per fronteggiare e, quindi, tutelare sotto questo aspetto, i giovanissimi”. Toffolo, ha ripercorso la storia della Carta con gli aggiornamenti avvenuti nel corso degli anni. Rinnovamenti importanti e riconosciuti a livello mondiale, diventando “un faro” per i comunicatori e non solo per loro. Il tema dei minori e i media è quelli fondamentale, ma oggi il contributo della Carta di Treviso ha ampliato il suo raggio, occupandosi, quindi, anche dei social dove i bambini sono molto esposti, anche con un pizzico d'incoscienza da parte dei genitori.

Don Fortunato di Noto, Fondatore associazione Meter, così come hanno fatto i relatori precedenti, ha impostato il suo intervento sui drammi psicologici dei bambini in quest’era dei social. Drammi che si ripropongono quotidianamente e che i media, troppo spesso, raccontano, espongono e ostentano in maniera fin troppo evidente, senza tutelarli. “Con la Carta di Treviso occorre accrescere lo sviluppo armonico della psicologia del bambini; tutelare l’anonimato e la riservatezza dei minori. Oggi - continua don Fortunato - la psiche dei bambini è frantumata da una società liquida e, sono convinto che spesso non si raccontano i volti, gli occhi, gli umori; piuttosto si ripropongono comunicati stampa. Esiste un binomio tra la Carta di Treviso e la Carta di Roma , conclude, affinchè la tutela dei diritti dei minori venga rispettata”.

Franco Elisei, Presidente dell’Ordine dei giornalisti delle Marche, sostenitore, fin dalla nascita della Carta di Treviso, dice ora: “La Carta di Treviso è un patrimonio per noi giornalisti, e non solo. Questa Carta, in questo momento, ha bisogno di una revisione per renderla più interpretabile così di evitare, per timore, preoccupazioni da parte dei mass media. Il minore, secondo la Carta di Treviso, non va oscurato, piuttosto va protetto”. Uso del linguaggio, l’uso delle parole giuste, ma anche l’approccio al minore. Sono tre, differenti, aspetti che occorre considerare nel momento in cui vengano coinvolti i minori”.

Ultima modifica: Mer 24 Mar 2021

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