La Carta di Treviso e il rispetto per i bambini coinvolti nella cronaca

“Siate sempre dei giornalisti che raccontano la verità, restate ancorati, con il cuore e la vita, alla strada che la vita di ogni uomo percorre. Specialmente quella dei bambini. Raccontate dei bambini che hanno visto interrotti e frantumati i sogni, la loro innocenza con le brutture del male, ma garantite ai bambini anche il diritto all’informazione, senza la spettacolarizzazione e la strumentalizzazione ideologica”. Lo ha detto don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente di “Meter”, nela relazione al corso di formazione sul tema "Minori e Media. Bambini uccisi dai genitori dal delitto di Cogne fino alla piccola Elena. Il rispetto delle carte deontologiche", che si è tenuto nel salone “Ettore Baranzini” della Basilica Santuario Madonna delle Lacrime di Siracusa.

Il corso, moderato dalla vice presidente dell’Ucsi di Siracusa Paola Altomonte, è stato promosso dall’Ordine dei giornalisti di Sicilia, dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, in collaborazione con l’Ucsi Sicilia e la sezione provinciale di Siracusa. E’ stato inserito nel percorso per la formazione dei giornalisti promossa dall’OdgSicilia. Il corso è stato aperto dai saluti del presidente provinciale dell’Ucsi Siracusa Alberto Lo Passo, dal vice direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Siracusa Alessandro Ricupero, dal consigliere nazionale dell’Ucsi Gaetano Rizzo che ha portato i saluti del presidente regionale Domenico Interdonato.

Le relazioni sono stati affidate, olte che a don Di Noto, allo psicoterapeuta Roberto Cafiso,al professore associato in “Sociologia dei processi culturali e comunicativi” e delegato del Rettore alla Comunicazione dell'Università di Messina Francesco Pira, all’esperto in comunicazione sociale e promotore della Carta di Treviso del 1990 Tiziano Toffolo, al segretario nazionale dell’Ucsi e tesoriere regionale dell’OdgSicilia Salvatore Di Salvo e al segretario provinciale dell’Assostampa Prospero Dente.

“Siate dei ‘samaritani di strada’ accorti nel vedere, nel chinarvi con il cuore – ha detto il presidente di Meter - nell’aiutare al cambiamento senza sottomissione alle grandi lobby dell’informazione che a volte sono molto propensi a ‘marginalizzare l’infanzia’. La parola ha un grande potere: è capace di ridare una nuova forma alla bruttura della vita, partendo dai bambini. E’ un auspicio rivoluzionario che non è indirizzato solo al rispetto delle Carte e dei Codici, ma al cambiamento di passo culturale. Lento, ma possibile”.

Nel suo intervento, lo psicoterapeuta Roberto Cafiso ha sottolineato che “vi sono denominatori culturali che tendono a dividere il mondo in maniera dicotomica tra buono e cattivo, angeli e demoni. Ciò è influenzato da credenze popolari, religiose, tradizioni e stereotipi”. “Una madre ad esempio nell’immaginario collettivo è sinonimo di dedizione e sacrificio per i figli ma queste certezze possono essere fallaci giacché le madri sono delle donne e prima ancora sono state adolescenti e bambine talvolta disattese affettivamente. La disregolazione dell’umore e la scarsa tolleranza allo stress accumulato possono portare a reazioni inaspettate, agite spesso in uno stato crepuscolare. La prevenzione qui riguarda l’attenzione alle condizioni esistenziali in famiglia, partendo dalla scuola”.

Per il professor Francesco Pira “la narrazione giornalistica non nasce e muore nel momento in cui si organizza un reportage, un articolo o un servizio televisivo”. “Esistono delle regole – ha detto - che il Telefono Azzurro ha spesso ricordato relative ai principi che già nel 1990 avevano convinto l'Associazione, l'Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa a lavorare insieme alla Carta di Treviso per una cultura dell'Infanzia. Quando immettiamo qualcosa nel vortice della comunicazione possiamo aprire un percorso accidentato. Mark Zuckerberg, proprietario di Meta, sta pensando di far pagare alcuni servizi presenti sulle sue piattaforme e molte persone intervistate sono disponibili a pagare. Questo significa che conterà ancora di più il gradimento degli utenti, i loro "like" e i loro "cuoricini". Oggi dobbiamo stare molto attenti, perché spesso si genera molta confusione a causa dell'infotainment, ossia la possibilità di spettacolarizzare il dolore. Ma non solo. Esiste una devianza: il dark tourism. Un turismo particolare, poiché le persone si recano in quei luoghi dove sono avvenuti terribili omicidi e orrendi crimini. Posti che, diventati il simbolo della cattiveria umana, si trasformano in mete turistiche. Non possiamo dimenticare: il delitto di Cogne, di Perugia, di Garlasco, i tanti casi di femminicidio e gli omicidi di bambini, avvenuti anche nella nostra Sicilia, si sono trasformati in nuove destinazioni da raggiungere per fare dark tourism. Oggi il giornalista deve raccontare la verità, battere la concorrenza e il tempo, essere appetibile e soprattutto deve essere responsabile e bisogna tenere sempre presente il codice deontologico. Ecco perché serve un'adeguata formazione e sottolineare cosa è cronaca e cosa è intrattenimento. Serve, insomma, conciliare le regole deontologiche e il mercato dell'informazione. Diventa difficile trattare il tema dell'uccisione dei bambini sui social, poiché molto spesso c'è spazio per l'odio e la cattiveria. Una crudeltà che può degenerare e condizionare l'esito delle stesse indagini. Il desiderio che avvertiamo di battere i tempi può trasformarsi in superficialità e sappiamo bene che, quando si tratta di minori, non possiamo permettercelo”.

L’esperto in comunicazione sociale e promotore della Carta di Treviso del 1990, Tiziano Toffolo, ha parlato della nascita della Carta e degli aggiornamenti nel 2006 e 2021. “Oggi più che mai, nell’era della rivoluzione digitale dei mass media la Carta di Treviso rappresenta il fiore all’occhiello della professione giornalistica italiana, riconosciuta a livello europeo e mondiale, quale primo documento etico a tutela dei minori”. Nell’opinione pubblica è sempre più sentita la necessità di tutelare i minori nei confronti di un sistema globale dell’info-comunicazione, “massivo e invasivo”. E’ quindi necessaria un’azione continua di “attenzione deontologica” nella tutela mediatica dei giovani, con particolare attenzione alle sfide digitali del terzo millennio; un impegno e una missione inderogabile da parte delle istituzioni, in primis l’Ordine dei Giornalisti, la Fnsi e le associazioni professionali. “Negli scenari attuali di emergenza - sociale, comunicativa e valoriale, oltre che gravemente umanitaria - è necessario lanciare una forte iniziativa deontologica, da affiancare alla Carta di Treviso, con l’obiettivo di una maggiore “c cultura della tutela dei minori nei mass-media, tutti, da quelli tradizionali ai social”, uno speciale documento che possa diventare patrimonio della società civile e delle agenzie educative, in particolare delle famiglie, delle mamme e dei papà che hanno a cuore la crescita serena dei propri figli”.

Il segretario provinciale dell’Assostampa Prospero Dente ha invitato i giornalisti a lavorare con coscienza e obiettività”, mentre il segretario nazionale dell’Ucsi Salvatore Di Salvo che è anche tesoriere dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia ha sottolineato che “oggi c’è bisogno di un giornalismo che racconti la verità, non la nostra verità”.

Ultima modifica: Dom 11 Set 2022