Viviamo l'epoca della 'socialitudine', connessi ma soli. Convegno a Bologna.

Centocinquanta giornalisti dell’Emilia-Romagna hanno partecipato alla XIII edizione del convegno regionale su “Giornalismo strumento di costruzione e di riconciliazione” al Veritatis Splendor di Bologna, organizzato per la festa del patrono dei giornalisti, S. Francesco di Sales, dall’Ufficio Comunicazioni sociali Ceer in collaborazione con Fisc, Ucsi, Gater, Acec, GreenAccord e Ordine dei giornalisti Emilia-Romagna, con crediti formativi...

Hanno portato i saluti mons. Tommaso Ghirelli, nuovo vescovo delegato per le Comunicazioni sociali Ceer, don Davide Maloberti, delegato regionale Fisc, Matteo Billi, presidente Ucsi Emilia-Romagna e Antonio Farnè, presidente regionale Odg, che ha affermato: «Oggi si può parlare di periferia anche nel giornalismo, dove il 65% di chi fa questo mestiere non ha un contratto».

Sono poi intervenuti il giornalista Guido Mocellin, saggista, affermando che «l’evoluzione del sistema, a partire dalle res novae continuamente proposte dalla tecnologia, è oggi così rapida da porre continuamente nuove domande di natura etica, che spetta agli operatori riconoscere, identificare e formulare» e Alessandro Rondoni, direttore Ufficio Comunicazioni sociali Ceer, che ha sottolineato: «Viviamo la socialitudine, il tempo in cui si è tutti connessi ai social ma immersi in una nuova solitudine. L’informazione è un bene comune e offre notizie come cibo per la mente. Oggi si dice che la gente ragiona con la pancia, noi allora diciamo che bisogna mangiare con la testa».

È intervenuto pure don Ivan Maffeis, direttore Ufficio nazionale comunicazioni sociali Cei, affermando che «siamo sempre più distratti da cose futili, anche a causa del digitale, col rischio di essere allontanati dagli altri. Abitare la frontiera significa non chiudersi in sé ma accettare il confronto, l’incontro e la fatica di inserirsi nel tessuto vitale del tempo in cui viviamo».

Mons. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, ha presentato il messaggio del Papa “Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo”. «Il circolo vizioso della paura e dell’angoscia - ha detto - ha conseguenze gravi perché produce disillusione e fatalismo. Bisogna superare questa tentazione del negativo e comunicare partendo dall’esperienza di vita, dalla speranza e dalla fiducia del Vangelo». Mons. Ernesto Vecchi è stato ringraziato per il lungo servizio nelle Comunicazioni sociali e gli atti del convegno, svoltosi il 10 febbraio, saranno pubblicati da “Il Nuovo Areopago” (ed. La Nuova Agape).

Ultima modifica: Mer 15 Feb 2017