Il racconto del calcio, dalle prime radio al web. Iniziativa Ucsi Emilia Romagna.

Una sala stampa così piena di giornalisti, allo stadio Tardini di Parma, non si vedeva da qualche anno. Questa volta però non è stata una partita di calcio a richiamare il pubblico - professionale - delle grandi occasioni, bensì un seminario di formazione organizzato dall’Ucsi Emilia-Romagna insieme all’Ordine dei Giornalisti regionale e con il patrocinio del Parma Calcio 1913, dal titolo “Il racconto del gioco del calcio: dalla radio al web 2.0. In memoria di Francesco Saponara”...

Davanti a una platea di un’ottantina di persone si sono succeduti gli interventi di cinque giornalisti, guidati con sapienza e brio da Gabriele Balestrazzi, che hanno tenuto viva l’attenzione dei presenti per quattro ore parlando di storia della radio e della televisione, calo di interesse (solo in Italia) verso il calcio, difficoltà dei cronisti sportivi e deontologia. Il tutto condito da aneddoti e (qualche) provocazione.

Dopo il saluto istituzionale dell'amministratore delegato del Parma Calcio, Luca Carra, è toccato al presidente dell'Ucsi Emilia-Romagna, Matteo Billi, ricordare gli anni trascorsi accanto all’amico fraterno, collega e socio ucsino, Saponara. Quindi Gabriella, sorella di Francesco, ha raccontato l’origine della passione del fratello per il gioco del pallone.

Già con il primo intervento, quello di Alberto Monguidi, si è capito che sarebbe stata una mattinata niente affatto banale: «I dati sulla presenza negli stadi e sugli ascolti televisivi rivelano un calo di interesse del pubblico - ha detto nell’introduzione il responsabile comunicazione Lega serie B - dipendente da varie cause tra cui la “mediatizzazione” dell’evento, ovvero il fatto che le partite di calcio dei maggiori campionati italiani si devono adattare sempre più alle esigenze televisive». Sarà (anche) per questo, si è domandato Monguidi, che fra tre anni forse non si parlerà più di diritti tv ma «streaming e social»?

Il “pirata” Gabriele Majo, oggi responsabile ufficio stampa del Parma Calcio 1913 ma tra i pionieri delle radio libere, ha offerto un amarcord che ha solleticato la memoria di tanti, e lanciato una provocazione: «Se chi scrive di calcio non deve pagare i diritti per raccontare una partita, perché li deve pagare chi fa la radiocronaca? Non ci sono immagini, c’è solo... il racconto ed è di proprietà del giornalista».

Antonio Farnè, presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna e inviato Rai, invece si è soffermato sul cambio di velocità delle telecronache avvenuto di pari passo con la velocizzazione del gioco: dai tempi di Nicolò Carosio e Nando Martellini a quelli di Fabio Caressa e Sandro Piccinini.
Paolo Emilio Pacciani, caposervizio delle pagine sportive della Gazzetta di Parma, ha sottolineato come dalla prima promozione in A - datata 1990 - siano cambiate le modalità di approccio con i giocatori: i primi tempi fra la gente in Cittadella, oggi protetti nel centro sportivo di Collecchio.
Giovanni Rossi, già presidente Fnsi, ha illustrato i contenuti del testo unico che raccoglie le quindici carte deontologiche del lavoro giornalistico, soffermandosi in particolare sull’art. 12 dei “Doveri in tema di informazione sportiva”.

Al termine della lezione, molto apprezzata è stata la visita al museo della squadra gialloblù.

Ultima modifica: Lun 27 Feb 2017