Noi giornalisti come i discepoli di Emmaus. Incontro a Cento (FE) promosso anche dall'Ucsi.

Notevole successo ha riscosso la sesta edizione della “Conversazione di Pasqua”, organizzata a Cento, nel Ferrarese, dal Centro culturale Città di Cento e dall’Ucsi dell’Emilia Romagna (sezione di Ferrara). L’iniziativa fa il paio con la tradizionale “Conversazione di Natale” che conta ben 16 edizioni.

Come vuole un consolidato cliché, nel corso dell’incontro – quest’anno dedicato a “I discepoli del triduo pasquale - mons. Stefano Guizzardi ha presentato una breve riflessione cui sono seguite delle letture tratte in particolare dalle Scritture e intervallate da momenti musicali (brani medievali) ad opera di Erica Scherl al violino e viella e di Fabio Tricomi al liuto. Infine il prof. Giuseppe Adani ha proiettato e commentato numerosi dipinti realizzati, sul tema, nel corso dei secoli illustrandone i profondi significati.

Poi è stata letta una riflessione di Alberto Lazzarini (membro della Giunta nazionale dell’Ucsi), che riguarda la nostra professione di comunicatori e che riportiamo.

“Apostoli (pochi) e discepoli (un po' di più): sia gli uni che gli altri oggi navigano, ma non a vista, nel mare dell'indifferenza o, meglio, dell'attenzione che i più riservano a ciò che non conta per davvero o che conta solo marginalmente. Ecco, si potrebbe dire che l'attuale obiettivo minimo - o, se volete, la prima tappa - è quella di vestire i panni del discepolo, di colui che - vuoi per caso, vuoi per ostinazione di un familiare, vuoi per un improvviso risveglio interiore o, ancora, per un grande approfondimento personale - finalmente imbocca l'unica Via, che comunque non è un'autostrada a quattro corsie.

I discepoli del triduo pasquale incontrano Cristo nei modi più diversi, come ciascuno di noi. E noi – noi che operiamo nella comunicazione - forse abbiamo una predilezione particolare per un paio di questi discepoli. Sono quelli di Emmaus.
Già, perché percorrendo un pezzo di strada – della loro strada - parlano e vivono con Cristo, prima inconsapevoli. Poi si rendono conto della sua identità. Infine – ecco i comunicatori – vanno per il mondo ad annunciare la Resurrezione, il grande messaggio di speranza ma anche di operatività, di impegno, di costruzione, di pace, di solidarietà.
L’annuncio passa poi attraverso la feconda normalità degli impegni di ogni giorno, delle personali vocazioni, dei singoli carismi. E con ogni strumento della comunicazione sociale. Insomma: discepoli 3.0”.

Ultima modifica: Lun 10 Apr 2017