Nel segno della speranza il 'Premio Napoli Città di Pace' promosso anche dall'Ucsi Campania

“Quattro personalità impegnate ogni giorno, con il loro lavoro, nel denunciare le ingiustizie sociali e le contraddizioni del mondo contemporaneo senza per questo rinunciare al dovere della speranza per la costruzione di un mondo più giusto”. Così il cardinale Crescenzo Sepe ha definito Federico Cafiero De Raho, Pietro Bartolo, Lucia Goracci, Domenico Iannacone, vincitori del Premio Napoli Città di Pace promosso dall’Archidiocesi di Napoli, dall’Ucsi, dall’Università Suor Orsola Benincasa e dall’Ordine dei Giornalisti della Campania.

Quando sento sempre più gente che ci incoraggia ad andare avanti, quando ascolto sempre più testimonianze di chi non ha più paura di parlare e di denunciare e soprattutto quando vedo sempre più giovani che scelgono la strada, seppur ‘meno facile’, della legalità allora mi convinco che siamo davvero a buon punto nel contrasto alle mafie e alla mentalità mafiosa e che prima o poi possiamo davvero farcela a sconfiggerle”.

Con queste parole chiare di speranza e con visibile emozione Federico Cafiero De Raho, ha ricevuto il riconoscimento consegnatogli dall’ arcivescovo di Napoli, “per il silenzioso ed efficace rigore del suo costante impegno di lotta alle mafie, ai poteri illegittimi e alle illegalità che minano l’ecosistema e la convivenza civile e per il determinante contributo al trionfo della giustizia, presupposto di ogni pace”. Riconoscimento che nei dieci anni di attività della manifestazione è stato assegnato per la prima volta ad un magistrato impegnato nella lotta alle mafie.

Lucia Goracci, inviata di guerra per il Tg3, volto autorevole e competente che ha seguito alcuni dei conflitti internazionali più delicati, premiata per “il coraggio e la determinazione con cui racconta la complessità di guerre, conflitti e sismi usando sempre un’ attenzione e una sensibilità che mette al centro le persone e non i poteri”. L’inviata ha raccontato della “forza caparbia della vita che c’è in ogni guerra - e il dovere per un giornalista di – restare su quei fronti a lungo per testimoniare e condividere quello che le vittime delle guerre vivono, informando l’opinione pubblica si rende un servizio fondamentale alle ragioni della pace”.

Domenico Iannacone, giornalista di Rai tre, autore e conduttore de I Dieci Comandamenti, premiato per “ l’impatto sociale emotivo ed antropologico delle sue inchieste morali, che hanno innovato il lessico televisivo della narrazione della realtà con uno sguardo empatico sugli invisibili e i più fragili costruendo un’originale grammatica del racconto”. Iannacone ha raccontato del suo rapporto fecondo con Napoli “città che per ricchezza di persone e storie mi offre sempre tutto quello che mi serve quando sono alla ricerca di un punto di vista capare di arricchire il lavoro che faccio con la varietà delle tinte e persino con gli odori, perché Napoli è un’esperienza sensoriale che si attraversa con tutti e 5 i sensi”.

Tra i momenti più toccanti della cerimonia di premiazione, presieduta dal Rettore dell’Università Suor O. Benincasa, Lucio d’Alessandro, dal presidente dell’UCSI Campania, Giuseppe Blasi, dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, e dal vicepresidente nazionale dell’UCSI, Donatella Trotta, è stato quello della premiazione del ‘medico eroe’ di Lampedusa, Pietro Bartolo.

A lui è andato quest’anno il Premio speciale “Testimone di Misericordia”, una nuova sezione del Premio “Napoli Città di Pace” istituita nella scorsa edizione con l’obiettivo di segnalare e premiare le esperienze più significative di impegno nel volontariato e nella solidarietà concreta sulle molteplici frontiere dei bisogni. “In oltre 25 anni di attività sul campo a Lampedusa - ha spiegato Bartolo - ho visitato oltre 300mila migranti e purtroppo ho raggiunto il record mondiale per un medico di ispezioni cadaveriche, alcune veramente strazianti al cospetto dei corpi senza vita di donne incinte e bambini. È per questo che voglio cogliere quest’occasione per lanciare un messaggio ai vertici politici dell’Unione Europea perché è l’intero continente che deve assumersi la responsabilità di fermare questa strage e promuovere quella cultura dell’accoglienza che fa parte per altro dei valori fondanti della Comunità Europea”.

Ultima modifica: Mer 10 Mag 2017