Il senso e la responsabilità del lavoro. Convegno Ucsi Puglia ad Andria

La questione del lavoro degno, il senso del lavoro e la responsabilità delle parole nel racconto giornalistico. Sono i temi del convegno organizzato dall’UCSI Puglia ad Andria nei giorni scorsi con il patrocinio del Comune di Andria, in vista della Settimana Sociale dei Cattolici italiani che si svolgerà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre, e che sarà dedicata proprio al tema del lavoro.

“Cos’è il lavoro degno?” L’interrogativo ha trovato subito la risposta, inequivocabile, nel testo di saluto di Mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e presidente del Comitato della Settimana Sociale, che gli organizzatori della giornata di formazione per i giornalisti hanno letto in apertura dei lavori: “Non qualunque tipo di lavoro lo è; il lavoro della droga, del commercio delle armi, della illegalità, della pornografia non lo è. Il lavoro è “degno” quando è a sostegno della vita e non del crimine, quando consente il soddisfacimento delle esigenze della famiglia nel rispetto della dignità. Il lavoro è degno quando rispetta la vita delle persone e lavoro degno è quando rispetta l’ambiente, la Casa comune”.

Parole che Mons. Luigi Mansi, Vescovo di Andria, ha fatto sue e ha aggiunto: “Non abbiamo la presunzione di risolvere il problema del lavoro in Italia ma vogliamo intraprendere una riflessione che apra a percorsi di cambiamento”.

Per Don Riccardo Agresti, Parroco della Chiesa Le Croci e volontario presso la Casa circondariale di Trani, il lavoro è anche uno strumento di inclusione per le persone che vivono le periferie, non solo economiche, ma anche sociali ed esistenziali: “per i detenuti è un’opportunità di riscatto dal passato, ma c’è tanta resistenza ad assumere la popolazione carceraria. È necessario immedesimarsi nella persona che ha sbagliato e che vorrebbe un’altra possibilità”.

I cambiamenti pertanto si realizzano conciliando l’etica dell’umano con l’etica delle professioni. “Le modalità di racconto del mondo del lavoro possono segnare delle innovazioni - ha dichiarato Maria Luisa Sgobba, Presidente dell’UCSI Puglia – perché le parole sono in grado di incidere sulla realtà e guidarne la trasformazione”. Da qui è emerso l’invito ai giornalisti alla denuncia dei fatti, accompagnata dall’individuazione di segni di speranza sui cui costruire i cambiamenti.

“Ai giornalisti spetta il primo racconto della storia - ha dichiarato Valentino Losito, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia, ricordando le parole di Papa Francesco -, hanno pertanto il dovere di maneggiare con cura le parole, dalle quali è difficile tornare indietro quando è lesa la persona nella sua dignità”. Ai giornalisti pugliesi purtroppo in epoca moderna è toccato usare la parola “schiavo” per raccontare di persone sfruttate, in modo particolare nei campi. Si è entrati così più a fondo nel tema della giornata che voleva partire dallo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura. Era ancora molto vivo il ricordo di Paola Clemente, bracciante agricola, che nel 2015 ha perso la vita mentre lavorava nell’agro di Andria, tra i rappresentati delle istituzioni e dei giornalisti presenti. Il fatto, rimbalzato sui mezzi di informazione nazionale, ha anche penalizzato l’immagine del territorio e delle sue imprese agricole. “In quella circostanza - ha dichiarato il Sindaco di Andria Nicola Giorgino- devo ammettere che i giornalisti locali hanno trattato la tragedia con molto equilibrio e professionalità. Non posso dire lo stesso dei mass media nazionali che erroneamente hanno diffuso la notizia che Andria è un territorio ad alta diffusione del caporalato. Forse faceva più clamore, ma è falsa, non è una prerogativa del comparto agricolo andriese”.

È necessario dunque che il giornalista sia più empatico, si immerga più a fondo nelle vite delle persone. “Bisogna entrare nelle fatiche delle persone – ha dichiarato Giuseppe Duranti, Commissario della Polizia di Stato, in pensione-. Se da una parte c’è il lavoratore sfruttato, dall’altra c’è l’imprenditore, e bisogna considerare i sacrifici con cui mantiene l’azienda in questo momento di crisi”. Sono di tutti giorni le notizie di imprenditori che si tolgono la vita a causa dei debiti, dell’usura e della persistente crisi economica.

Persone, fatti di cronaca e parole sono stati al centro dei ragionamenti dei relatori della tavola rotonda, che con esempi concreti hanno fatto un’analisi molto attenta delle criticità, delle responsabilità e degli ostacoli che si incontrano nel perseguimento della ricerca della verità con equilibrio tra il diritto all’informazione, il dovere di cronaca e la dignità della persona. Giorgino ha ricordato i momenti difficili del tragico incidente ferroviario tra Andria e Corato dello scorso anno, in cui i rapporti con gli organi di informazione locali e nazionali erano intensi e pressanti, “bastava una parola detta o non detta a creare l’accanimento mediatico contro i colpevoli, che non si potevano conoscere a poche ore dall’incidente, o la strumentalizzazione del dolore dei familiari delle vittime”.
E allora da dove ripartire?

“Il punto di partenza è il bisogno in cui è implicata tutta la persona – scrive Mons. Santoro nel suo intervento - nella sua relazione con la realtà attraverso di essa nella relazione col destino. Fondamentale è l’Il senso e la responsabilità del lavoro e all’insieme delle sue esigenze originarie che costituiscono il cuore dell’uomo”.

qui la lettera di mons. Santoro (presidente del Comitato della Settimana Sociale)

Ultima modifica: Lun 18 Set 2017