Il lavoro non finirà, la sfida è tutta da giocare. Confronto a Udine sui temi delle Settimane Sociali

Una delle notizie che girano di più in questo periodo dice che il lavoro finirà. Nulla di più falso secondo Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl, intervenuto a Udine, sabato 21 ottobre, all’incontro introduttivo del nuovo percorso della Scuola di Politica ed Etica Sociale.

Diversi gli spunti interessanti all’avvio delle Settimane Sociali di Cagliari: «Se guardiamo alla letteratura di economia del lavoro del periodo tra la seconda e la terza rivoluzione industriale, vediamo che già all’epoca venivano dette le stesse cose: le macchine toglieranno il lavoro all’uomo» ha affermato Bentivogli, che poi prosegue: «se desideriamo davvero parlare e costruire il lavoro che vogliamo non lo possiamo di certo fare utilizzando le categorie del ‘900».

Una sfida culturale, quindi, ma anche molto legata alla capacità di progettare il futuro: «In Italia esiste da sempre una sorta di tecnofobia: basti ricordare che il tvcolor fu introdotto nel nostro paese con quindici anni di ritardo. Ma dobbiamo ricordarci che la tecnologia è progettata dall’uomo, quindi sta a noi pensare ad una tecnologia intelligente nella quale vadano inseriti determinati valori. La tecnologia può essere un’alleata».

Interessante il passaggio sulle società di consulenza americane: nelle vertenze importanti queste, che tuonano contro la tecnologia, sono le stesse che giocano al rialzo sul numero dei licenziamenti. «Papa Francesco è riuscito a dare una svolta positiva nella discussione sul lavoro, perché è tornato a parlare del senso del lavoro e di come l’uomo fiorisca nel lavoro» ha incalzato ancora Bentivogli e «la Laudato Si’ è molto all’avanguardia».

La sfida per il futuro - secondo il segretario Fim Cisl - «è una partita tutta da giocare, ma bisogna fare un passo oltre rispetto alla paura – quanti imprenditori della paura di questi tempi fanno leva su questo aspetto per immobilizzare il sistema – e puntare piuttosto sulle opportunità. Da parte sua il sindacato dovrà essere capace di progettare e di intercettare i cambiamenti prima che si verifichino, per essere pronto ad affrontarli al momento giusto».

Un importante accenno, quindi, all’umanizzazione del lavoro, che tenga conto (realmente!) della centralità della persona: «Ricordiamoci che ogni donna e ogni uomo quando arriva al lavoro ha già combattuto una battaglia per sistemare i figli, per curare un anziano in casa... quando si parla di smartworking io dico “era ora!”».

Infine, un riferimento all’urgenza di una formazione alla managerialità: «Non ci si improvvisa imprenditori. La fine del lavoro, la democrazia diretta e il reddito di cittadinanza rimangono i punti di contatto di questo mondo populista sui quali manca ancora un confronto vero».

Ultima modifica: Mer 25 Ott 2017