Il giornalismo che vogliamo. Confronto a Piacenza, ricordando don Gregori che diceva: 'meglio apparire come l'ortica che fare la parte del girasole'

Orizzonte, autenticità, maturità umana, competenza. Sono i quattro punti con cui il vescovo mons. Gianni Ambrosio ha sintetizzato il messaggio di papa Francesco per la 52ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali e che è stato al centro del convegno - organizzato dall'ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi di Piacenza-Bobbio insieme a Ucsi e Ordine regionale dei giornalisti - dal titolo "Fare giornalismo al tempo delle fake news".

Tra i relatori Nello Scavo, giornalista inviato di Avvenire, Massimiliano Padula, sociologo e presidente del Copercom, Giovanni Rossi, presidente Odg Emilia Romagna e Barbara Sartori, redattrice del Nuovo Giornale di Piacenza, autrice del libro sul fondatore del settimanale, Francesco Gregori, e componente del Consiglio di disciplina territoriale Odg.

"Una buona professionalità si costruisce su basi solide: in primis la ricerca della verità - cercando di avvicinarsi il più possibile - e poi il rispetto della persona. Non sempre tutto ciò di cui veniamo a conoscenza può e deve essere rivelato", ha chiarito Rossi. I giornalisti infatti hanno "una responsabilità sociale elevatissima sulla vita. E devono avere una capacità di selezione, sottolineare ciò che ha rilevanza. Anche questo fa parte del modo di essere di un buon giornalista".

E a proposito di buon giornalismo ma di un secolo fa ha parlato Sartori raccontando di don Gregori che "amava definirsi un cireneo per dover portare suo malgrado la croce della direzione - dal 1911 al 1915 e dal novembre '20 all'ottobre '22 - del Nuovo Giornale. Lui che credeva nella stampa cattolica ma non confessionale, sostenitore dell'impegno dei cattolici fuori dalle sagrestie. Nell'articolo di congedo datato 30 novembre 1922, scriveva: "Piuttosto che rappresentare la malva, ho preferito apparire l'ortica; molto meno mi adatterei a fare la parte del girasole".

"Dobbiamo decidere che tipo di giornalismo vogliamo fare, essere sui social è importante per dare la caccia alle bufale e ridare credibilità alla nostra professione. Dobbiamo recuperare il coraggio nei confronti del lettore: dirgli la verità, non quello che vuol sentirsi dire", la posizione di Scavo.

Perché le bufale non sono altro che notizie - ha spiegato il sociologo Padula nel suo intervento ricco di provocazioni per i giornalisti - costruite seguendo quattro criteri: l'elemento geografico sensibile, il numero elevato di persone coinvolte nella vicenda, le situazioni impreviste e drammatiche che sollevano un interesse umano, l'invito alla diffusione.

Ultima modifica: Sab 3 Feb 2018