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L'esperienza spirituale delle tentazioni

In alcune pagine della Scrittura, come per esempio quella delle tentazioni di Cristo, si parla del Diavolo che letteralmente significa “colui che divide”. Se in comunione con Dio ci è donato un equilibrio, lontani da Lui si frattura l’armonia all’interno dell’uomo e con gli altri...

Sacra è la Cenere. La quaresima dei cristiani.

“Solo quel che arde
diviene cenere.
Sacra è la cenere.
Tu mi sfiorasti
e io divenni cenere.
Il mio io, il mio essere divenne cenere,
consumato da te.
Così dice l’amante e il credente.
Tu mi sfiorasti. Io sono sacro.
Non io ma la mia cenere è sacra”.

Ecco la Quaresima nei versi di Pär Lagerkvist. È il tempo che richiama i quarant’anni di Israele nel deserto e guida il credente a prendere conoscenza di sé: non introspezione psicologica ma comprensione della nostra cenere toccata dal fuoco dell’amore di Dio. Nell’attesa di risorgere con Lui.

La Quaresima rimanda anche ai quaranta giorni di Cristo nel deserto, giorni di lotta contro il tentatore. Le tre tentazioni di Gesù nel deserto sono le tentazioni dell'uomo di sempre. «Le grandi tentazioni non sono quelle di cui è preoccupato un certo cristianesimo moralistico, non sono quelle, ad esempio, che riguardano il comportamento sessuale, ma quelle che vanno a demolire la fede» (O. Clément). Potere, avere e apparire: le tentazioni che si ripresentano in mille modi per farci perdere il centro e il senso dell’esistere. Ed è lottando contro questi idoli che il cristiano smette di fare il male e comincia a fare il bene!
Non è facile, già il libro del Siracide scrive: “Uomo se vuoi servire il Signore preparati alla tentazione”.

Per i cristiani ricevere le ceneri significa prendere coscienza che il fuoco dell'amore di Dio consuma il peccato ha scritto Enzo Bianchi; “accogliere le ceneri sul capo o nelle mani significa percepire che il peso dei peccati, consumati dalla misericordia di Dio, è poco peso; guardare quelle ceneri significa riconfermare la fede pasquale, la promessa di resurrezione che attende ogni carne”.

La Chiesa ci invita in Quaresima a digiunare, a fare l’elemosina e a pregare per curare il nostro mondo relazionale. Digiuno per conoscere i bisogni del mio corpo, ascoltarlo e purificarlo. Faccio elemosina per curare il rapporto con gli altri basato sulla fraternità e la condivisione. Prego per unirmi a Dio e ascoltarlo.
La Quaresima è anche il tempo per pensare alla morte e chiederci: chi sei tu o morte? Sai morte dove ti vinciamo? Tenendoci la mano fra noi. L’amore ti vince e ti distrugge, i gesti del quotidiano amore ti umiliano, costruire pace e giustizia sconfiggono la tua strategia di distruzione.

In realtà tu fai morire chi vive facendo il male ed è malvagio. Quelli sono morti che camminano senza rendersi conto che li hai conquistati e già vinti: chi uccide, gli usurai che distruggono famiglie, quelli che si arricchiscono sugli altri, chi non vuole ridistribuire le ricchezze, chi non si commuove quando i suoi vicini stanno male. Ma quelli che amano ti hanno già sconfitto, contro loro non puoi nulla. È questa la forza della croce.

Ogni ricordo è presenza! Non muore nessuno nel cuore. Lo vediamo dovunque, nelle nostre famiglie come nella storia profonda del mondo: chi ha avuto il cuore più limpido ha indicato la strada, chi ha molto pianto ha permesso di vedere più lontano, chi è stato più misericordioso ha aiutato tutti a ricominciare.
Ne era convinto anche Giobbe che provato dal dolore esclamava: “Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, e i miei occhi lo contempleranno non da straniero”.

Vivere la Quaresima nella sua profondità significa sentire nel cuore che la morte non può distruggere il corpo che vive sotto la carne. Quello appartiene a Dio.

L'autore, Francesco Occhetta S.I., è consulente ecclesiastico dell'Ucsi.

Ritornare a pensare interiormente. La provocazione di Francesco di Sales

Qualche settimana fa in Facebook mi chiedevo insieme a un amico teologo se persone con responsabilità – giornalisti, politici, uomini di impresa, ecc. - immersi nei loro mille impegni hanno ancora tempo per riflettere e approfondire i temi che affrontano. Ci chiedevamo: quando trovano il tempo per studiare e approfondire i temi di loro responsabilità? Tra una chat e una telefonata? Tra un colloquio e una riunione? Tra una pressione lavorativa e l’altra?...

Preghiera del giornalista (di Bruno Forte)

PREGHIERA DEL GIORNALISTA

Signore,
che io abbia piena consapevolezza
della dignità del compito che mi è affidato
e delle responsabilità connesse
al servizio dell’informazione.
Aiutami a seguire la voce della coscienza,
cercando di piacere sempre e solo a Te.
Fa’ che non manchi mai al mio cuore
la fiducia nella forza della verità,
cui obbedire anche quando dovessi pagare di persona.
Che il mio lavoro si fondi sull’ascolto onesto dei fatti,
affinché possa informare rigorosamente gli altri
e promuova la partecipazione consapevole di tutti e di ciascuno
alla vita civile, culturale, politica ed ecclesiale.
Alimenta in me il desiderio di contribuire al bene comune
e fa’ che io possa alimentarlo nel mio prossimo.
Non permettere che dimentichi i poveri e i deboli,
aiutandomi a prestar loro attenzione
per dar voce specialmente a chi non ha voce.
Fa’ che io sia ponte di dialogo fra posizioni diverse,
testimone e operatore di giustizia e libertà,
specialmente nel rapporto con la classe politica e le istituzioni,
stimolando l’una e le altre a servire la gente e non a servirsene.
Che io possa così sperimentare la Tua Chiesa
come comunità amica, vigile e accogliente,
attento ai suoi richiami a fuggire la superficialità
e il cedimento alle mode che passano.
Sia vera ricompensa per me la consapevolezza
di aver svolto un servizio serio e onesto!
Signore, non permettere che io mi lasci sedurre dal carrierismo,
dalle lusinghe e dai compromessi morali!
Tu che scruti i cuori e li conduci al bene
abbi misericordia di me, illuminami
e sostieni il mio cammino al servizio del bene di tutti
sulla via della verità, che ci fa liberi. Amen. Alleluja!

+ Bruno Forte
Arcivescovo di Chieti-Vasto

Il silenzio e quella voglia di mostrarsi solidali

Le scosse sono arrivate improvvise, nettamente percepibili, fra la mattina e il pomeriggio di mercoledì scorso: quattro di magnitudo superiore a 5 gradi, in un’area che ha interessato ampiamente il Centro Italia. Le ho avvertite io stesso con non poca intensità nell’Episcopio di Chieti. Vari contatti telefonici con sacerdoti e laici, sparsi sul vasto territorio dell’Arcidiocesi, oltre che scambi d’informazioni con diverse autorità interessate, mi hanno dato presto il quadro di una paura diffusa, ma anche - grazie a Dio - di danni relativamente pochi a persone e cose...