La cronaca della Croce di Cristo

“Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”, scrive l’evangelista Giovanni nel suo Vangelo. Lo facciamo anche in un momento storico in cui il silenzio liturgico è avvolto dal silenzio sociale, quello di milioni di persone costrette a rimanere in casa, e dal silenzio del dolore di molte famiglie costrette a separarsi da chi muore senza nemmeno accompagnarli nella loro passione, per dirgli ‘non sei solo’.

In questo contesto ci fermiamo a contemplare la croce di Cristo. In croce la morte è lenta e avveniva dopo delle ore per collasso o soffocamento per i muscoli esausti. Ai cittadini romani era risparmiata; era invece riservata solo a chi era di condizione inferiore e in particolare, a criminali schiavi pericolosi e rivoltosi. In Giudea era efficace come deterrente contro la resistenza all’occupazione romana.

Grazie alla cronaca di allora che è diventata storia di salvezza, la cronaca dei credenti ma non solo, noi possiamo contemplare la croce in quel momento. Se nessuno lo avesse raccontato i suoi effetti non si sarebbero estesi fino a noi oggi: un processo ingiusto; la folla sobillata che sceglie un malfattore; Pilato, il simbolo del potere politico che si allea con il potere religioso; poi la corona di spine; la veste di porpora; la tavoletta con inciso il capo d’imputazione “Gesù nazareno il re dei giudei; gli sputi e gli insulti dei soldati; il dolore di alcune donne; la lontananza dei discepoli; la consegna di Giovanni a Maria e viceversa. E il Signore che dice “ho sete” e “tutto è compiuto”.


Sembra che la storia giri ancora oggi intorno alla croce di Cristo. Credere ci spinge a raccontare anzitutto quando la storia ricade in quel paradosso del crocifisso.

Sant’Ignazio negli Esercizi ci fa contemplare - I MISTERI AVVENUTI SULLA CROCE Giovanni 19, 23-27 – attraverso tre scene (n. 297):

Primo punto. Sulla croce dice sette parole: prega per i suoi crocifissori; perdona il ladrone; affida san Giovanni a sua Madre e sua Madre a san Giovanni; dice ad alta voce: “Ho sete”, e gli danno fiele e aceto; dice che è abbandonato; dice: “Tutto è compiuto”; dice:  “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”.

Secondo punto. Il sole si oscura, le pietre si spezzano, le tombe si spalancano, il velo del tempio si divide in due parti dall’alto in basso.

Terzo punto. Lo bestemmiano dicendo: “Tu che distruggi il tempio di Dio, scendi dalla croce”; le sue vesti sono divise, il suo costato viene ferito con la lancia, e ne esce acqua e sangue”.
Nel punto successivo - I MISTERI AVVENUTI DALLA CROCE AL SEPOLCRO INCLUSO (Giovanni 19, 38-42) – Sant’Ignazio chiede di contemplare il corpo di Cristo che – scrive - “viene deposto dalla croce da Giuseppe e da Nicodemo alla presenza della sua Madre addolorata”.
C’è un dettaglio in questa scena: Giuseppe d’Arimatea attendeva il regno di Dio e gli viene dato il corpo di Cristo. Per noi la croce di Cristo rimane “la distanza infinita che Dio ha posto tra sé e l’idolo” (Silvano Fausti).

Gesù muore “in” Dio, direbbe Eberhard Jüngel, anche se la morte di Gesù non è la morte “di” Dio. È l’esperienza di come il Dio trinitario (il Padre, il Figlio e lo Spirito) assuma in sé, nella sua natura, la morte di Gesù. È questo il punto più alto dove l’amore può arrivare.

All’ora nona va contemplata la natura di Dio (che include la morte) e non tutto ciò che la cultura ha detto su Dio, è solo un anestetico per posticipare la verità sulla nostra vita. vale anche per noi oggi. Per il giornalista che crede, prima della cultura dobbiamo narrare la logica della natura in cui è inscritta la morte e la vita delle persone e dei processi sociali che accompagniamo.

Contemplando la natura di Dio il Centurione ha esclamato sotto la croce: “Costui è veramente figlio di Dio”. Il cardinal Martini lo amava definire il primo vero teologo della storia.
E noi, insieme a tutta la comunità credente, ripetiamo in queste ore di silenzio le parole del Testamento di San Francesco: “Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, qui e in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo”.

Ultima modifica: Ven 10 Apr 2020