Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?

Eccole le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea e che non lo hanno mai abbandonato. Sono in cammino, alle prime luci dell’alba, in quella mattina del primo giorno dopo il sabato, per recarsi a un sepolcro, al sepolcro dove era stato deposto il corpo di Gesù. Portano con sé aromi e altri unguenti che loro stesse hanno preparato per prendersi cura di quel corpo ora senza vita, per prendersi cura di Gesù che era stato la sorgente della loro vita.

Camminano veloci per andare incontro a una persona morta, ma trovano un sepolcro aperto e una tomba vuota. Erano pronte a vivere ancora una volta il dolore per la morte di Gesù e si ritrovano di fronte a qualcosa di inatteso e incomprensibile. Ascoltano alcune parole, ma non ne capiscono il significato, parole che dovrebbero tranquillizzare, ma invece suscitano paura e sbigottimento: «Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?» (Luca 24,5).

L’annuncio degli angeli alle donne risuona anche oggi, per noi.

Risuona in questo tempo in cui siamo quotidianamente raggiunti da notizie di morte, di odio e violenza per la guerra in Ucraina – una tragedia insensata che si aggiunge alle tante altre che in diverse parti del mondo si stanno consumando, anche da tempo, ma di cui sappiamo molto poco – e la fa insieme ai racconti di tanti gesti, piccoli e grandi di solidarietà, di generosità.

Risuona per noi, per le nostre vite, per il nostro Paese, nel bel mezzo delle lentezze e delle ineguaglianze che sperimentiamo, ma anche dell’impegno e della creatività che siamo in grado di esprimere in tanti campi.

Le parole pronunciate dagli angeli ci interrogano e ci mettono in cammino. Ci aiutano a compiere un passaggio, ossia a vivere la Pasqua, come quella vissuta dal popolo ebraico passato dalla schiavitù dell’Egitto alla liberazione nella terra promessa, come quella di Gesù che è morto per noi, perché noi potessimo avere la vita.

L’ascolto delle parole degli angeli allora diventa un augurio, l’augurio per questa Pasqua. Sono parole che ci spingono a fare un passo in più, ci invitano ad aprire i nostri occhi e le nostre orecchie per vedere e sentire i gesti e le parole di speranza e fraternità che senza clamore si fanno strada, per cercare i segni della presenza e della vittoria dell’Autore della vita proprio lì dove tutto parla di morte e di ingiustizia, nei tanti sepolcri del nostro mondo.

L'autore, Padre Giuseppe Riggio, è il consulente ecclesiastico nazionale dell'Ucsi

Ultima modifica: Sab 16 Apr 2022