Intervista a Gesù nel deserto.

C’è una scena, nel discusso film The passion di Mel Gibson, in cui il nemico di Gesù torna a tentarlo nell’orto degli ulivi. E lo osserva e insistentemente gli chie-de: «chi sei?». A Satana, in effetti, sfugge la vera identità di Gesù. Le sue scelte lo spiazzano e sconvolgono tutte le sue categorie.

Satana che pone domande a Gesù: potremmo rileggere così il famoso dialogo di Gesù con il nemico così come lo racconta soprattutto il vangelo di Matteo. In ef-fetti, a leggere con attenzione, sembra di percepire un certo stupore da parte dell’intervistatore: il diavolo sembra proprio non riuscire a comprendere chi si trova davanti, ed ecco che si mette a fare domande, a studiare il suo interlocuto-re, a provocarlo... Il suo è veramente un cercare di rendersi conto, un sondare qualcuno che non si era mai trovato davanti e che sfugge alle sue coordinate.

Per altro, chi pone una domanda non solo mette l’altro allo scoperto, ma inevita-bilmente si scopre lui stesso. Ed è facile dire qualcosa anche di lui. Chi è, dun-que, questo nemico che pone domande? Che visione ha del mondo e della vita? Intanto, è uno che dà una certa importanza al cibarsi e che pensa che la fame sia una buona ragione per usare la bacchetta magica. Pensa che il pane possa essere un buon argomento per convincere le persone, che la gente pensi soprattutto a partire dal proprio stomaco. Forse non è del tutto lontano dal vero, si dirà. Ma che visione squallida e riduttiva dell’esistenza umana!

Inoltre, il diavolo sembra essere uno che tiene particolarmente alle distinzioni sociali e ai ruoli, a ciò che spetta di diritto. Uno che vuole sentirsi rispettato e che è molto attento alle proprie prerogative, che sa che cosa gli appartiene e a cui ha diritto. Uno cui non passa nemmeno per l’anticamera del cervello di fare un pas-so indietro, e che vuole ricavare il massimo da quello che possiede. Uno che non ha tempo da perdere e punta al risultato immediato.

Ancora: la terza domanda rivela che siamo di fronte a un personaggio dall’io smi-surato. Uno che pretende di essere adorato, vezzeggiato, riconosciuto come im-portante, e che per questo è pronto a svendere addirittura tutti i beni del mondo. Non pensa a nessun altro che a se stesso. E per elevare se stesso è disposto a sa-crificare tutto. Tutto e tutti sono meno importanti di lui, e di gran lunga.
In estrema sintesi, qualcuno con cui proprio non si può costruire nulla di buono: pieno di sé, cinico, sprezzante, chiuso in se stesso. Satana forse non lo aveva previsto, e anche tanti giornalisti spesso lo sottovalutano: bisogna stare attenti a porre troppe domande, perché si finisce per venire allo scoperto!

Ovviamente, avendo accettato di essere intervistato, è altrettanto facile ricavare una sorta di ritratto di Gesù dalle sue risposte, per quanto lapidarie e taglienti. Chi è, in effetti, Gesù? Prima di tutto, è uno che non mette il pane e la pancia al primo posto, che crede ci siano valori e tesori molto più grandi. Uno che non è tutto centrato su se stesso, che sa di essere figlio di un Padre che gli parla e che lui intende ascoltare. Uno che sa relativizzare, che non parte per la tangente, che è capace di resistere alla prima impressione. Serio, ma non serioso!

Inoltre, è uno che non vuole fare il gradasso e lo spaccone. Che non si bea per nulla della sua condizione divina – lo ha intuito bene anche san Paolo! –, che non vuole fare il prestigiatore perché rispetta i poveri cristi che sono gli uomini, che non possono divertirsi a lanciarsi dalla Torre Eiffel planando sorretti dagli an-geli. Gesù non è uno che fa pesare la sua presenza, che pretende onori e atten-zioni...

Infine, Gesù è uno che ha la bussola ben orientata, non ha dubbi su come stanno le cose, uno cui non piacciono le confusioni di piani. Solo Dio è Dio e niente e nessuno può neppure immaginare di venire prima di lui. Non cerca scorciatoie né soluzioni rapide: per lui viene prima la qualità dei rapporti che non il risultato pratico delle scelte.

In sintesi, Gesù è una persona con cui si può stare molto bene, che non si impo-ne, non ti offusca con la sua luce eccessiva, uno che sa da dove viene e dove va, uno che sa guardarsi intorno con benevolenza e attenzione.

A ben vedere, la differenza cruciale tra il diavolo e Gesù sembra proprio coinci-dere con il primo dei quattro principi che papa Francesco ha indicato come via per la costruzione di una vera comunità. Esso, infatti, afferma che il tempo è su-periore allo spazio. In effetti, c’è sempre tensione tra quello che si può raggiun-gere ora e quello che va atteso più a lungo. Sempre siamo tentati di risolvere le cose in fretta e sommariamente e non riusciamo a pensare un po’ più in distanza.

Papa Francesco lo dice molto bene: «Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi». Non la conquista immediata del mondo, ma la parola che comincia a muovere il cuore e che cambierà la storia dal di dentro, poco a poco. Ecco dove la missione di Gesù si contrappone fron-talmente alla logica del diavolo: non dominare, ma servire, non conquistare po-sizioni, ma risvegliare i cuori. Gesù guarda l’orizzonte, il diavolo, invece, non riesce a vedere al di là del proprio naso.

Ne deriva, proprio in base al primo principio, anche un primo esame di coscien-za per le nostre comunità e per ciascuno di noi: quanto siamo angosciati dalla perdita di spazi e quanto invece riusciamo a innescare processi, ad accendere speranze, a mettere in atto atteggiamenti nuovi e liberanti? Quanto siamo in gra-do di sorprendere i nostri contemporanei con l’accoglienza e la docilità, con il sorriso e la serenità, il perdono e la gioia? Proprio per questo la Quaresima è così importante, perché ci fa alzare lo sguardo nella distanza. Sì, il tempo è superiore allo spazio!

* L'autore, don Alessandro Andreini, è consulente ecclesiastico dell'Ucsi Toscana

Ultima modifica: Sab 18 Mar 2017