Quel che facciamo 'in segreto'. Un insegnamento del Vangelo per l'inizio della Quaresima

Una volta c'era il detto "vizi privati e pubbliche virtù". Oggi il privato esplode sui media di tutto il mondo. E si torna a scoprire che il cuore umano è davvero quel "guazzabuglio" di cui parlava Manzoni.

SI tratta di un vero e proprio cortocircuito: da un lato, le contraddizioni della nostra condizione umana, segnata da grandi slanci di generosità e di dedizione, ma anche e soprattutto da debolezze, paure e fragilità. Dall'altro, imperativi morali spesso così alti e astratti da risultare irraggiun-gibili.

E, così, più i media - e sia pure legittimamente e assai opportunamente - smascherano e denunciano le nostre ipocrisie, contraddizioni e meschinità, ribadendo l'inconfutabile perfezione dei principi, più l'essere umano rischia di cade-re in una pericolosa forma di depressione e totale disistima di sé.

Già, non è facile notiziare uno scandalo provando ad andare un po' al di là di quello che appare. Così come è decisamente troppo facile sbattere in prima pagina un mostro magari davvero responsabile, ma che è forse arrivato a compiere il gesto che lo condanna dopo una lunga serie di eventi che sarebbe importante imparare a conoscere. Anche perché ce lo restituirebbero in una realtà molto meno lontana e rassicurante: quel mostro, in effetti, potrei essere io!

Andare a fondo, leggere meglio nel segreto delle storie e delle persone. È preci-samente questo il tema delle parole di Gesù che si proclamano il Mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima: un invito a non fermarsi alle apparenze, alle dimo-strazioni esteriori di bravura, precisione, coerenza. Ma a guardare, appunto, al cuore e provare a metterlo in ordine. Non conta tanto quello che appare di te, ma quello che sei, dice Gesù. E riuscire a ristabilire una coerenza tra dentro e fuori è davvero prezioso e urgente. A pensarci bene, è la sola via per essere in pa-ce e nella gioia.

E come si cura il nostro cuore? Il vangelo, in questo, è straordinario: non mette sulle nostre spalle nessun peso insostenibile, nessun principio assoluto. Anzi, al-trove è Gesù stesso a rassicurarci: "il mio giogo è dolce e il mio peso leggero" (Mt 11,30). Sta qui la bellezza del messaggio cristiano, magari non sempre compresa e annunciata dai suoi banditori di professione: esso non è in nessun modo disumano. Conosce le nostre povertà e le debolezze, non ci tormenta con una perfezione astratta e irraggiungibile, ma ci invita a un cammino e a una fiducia fondati su quella corrispondenza tra interiorità e vita che è la sola via per raggiungere l'unificazione della persona.

Per questo Gesù è il salvatore dell'uomo, perché gli propone una via percorribile: non lo distrugge con la sua santità, ma lo conforta con la sua misericordia. Do-po tutto, non è che una questione di conoscenza, quella che ogni buon giornali-sta dovrebbe ricercare a tutti i costi: proprio perché ci conosce, Dio ci perdona e ci offre una seconda, terza, ennesima possibilità!

L'autore, don Alessandro Andreini, è consulente ecclesiastico dell'Ucsi in Toscana

Ultima modifica: Dom 18 Feb 2018