Quell'#oro che dovremmo portare in dono anche noi
Un manto di luci e colori avvolge le nostre città durante le festività natalizie, mentre siamo distratti da molti impegni e dalla frenesia degli acquisti, per offrire regali a parenti oppure ad amici, dimenticando che ciò che si dona, e il modo in cui si offre, racchiudono sempre un significato profondo, per instaurare o approfondire una relazione con gli altri.
Racconta l’evangelista Matteo (2, 11) che i Magi stessi portarono a Gesù tre doni, tra cui l’oro, simbolo della regalità di Cristo in quanto «vero Re», «germoglio giusto» e «saggio», che esercita nei secoli «il diritto e la giustizia sulla terra», come già profetizzato da Geremia (23,5): una potestà espressa oltre il tempo e lo spazio, pur nell’assunzione della condizione umana, con tutti i suoi limiti.
È curioso, e al contempo affascinante, riflettere sul fatto che “oro”, come vocabolo, in greco è chrysós, ma nella nostra lingua lo abbiamo ereditato dal latino aurum, che vede la sua probabile radice più antica, indoeuropea, in awes, cioè “ardere, rilucere”: e Cristo entra nella Storia umana proprio come una fiamma ardente, una luce che abbaglia e acceca i malvagi e scalda il cuore di poveri e oppressi, offrendoci il dono più prezioso, sé stesso, per la nostra salvezza, forgiando così le coscienze, mostrando l’aurora di una nuova era.
Questa regalità (che pur una lontana radice comune con il termine “regalo” ce l’ha) di Cristo, richiamata dall’offerta dei Magi, rappresenta un esempio di comportamento per tutti: chi ha deciso di dedicarsi alla comunità o al servizio di essa dovrebbe essere conscio della propria responsabilità verso gli altri, in qualunque ambito si eserciti; dovrebbe avvicinarsi al prossimo, soprattutto a coloro che si trovano in difficoltà o vivono ai margini della società, con l’umiltà di cercare di comprendere le varie sfaccettature della realtà, per elaborarle e affrontarle; dovrebbe porsi senza usare toni fuori luogo, senza giudicare, senza sprofondare nel ridicolo esibizionismo, senza incrementare odio e dissapori.
Oggi, purtroppo molti personaggi della politica o dello spettacolo – e non solo, anche alcuni giornalisti - dimostrano quotidianamente il contrario di quanto ci insegnano le pagine del Vangelo e questa vicenda straordinaria: non sono “oro” come vorrebbero far credere, hanno solo una placcatura piuttosto superficiale. Come scrive sempre Matteo (5,14), invece, siamo chiamati ad essere, in ogni piccolo gesto quotidiano, «luce del mondo», a prendere esempio dal Re, ad essere dono prezioso per gli altri, a vivere sempre il Natale.
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