Celebriamo l'otto marzo (il ruolo centrale delle donne)
Otto marzo: donne in festa. San Valentino: festa dell’amore. Un filo rosso lega, in meno di un mese, i due momenti.
La Giornata internazionale dei diritti della donna (l'8 marzo) ricorda sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo. E’ associata alla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita il 17 dicembre 1999 e che cade ogni anno il 25 novembre. Viene celebrata negli Stati Uniti d'America a partire dal 1909, in alcuni Paesi europei dal 1911 e in Italia dal 1922.
Il giorno di San Valentino rappresenta l’occasione per sensibilizzare sulle violenze di genere e sui femminicidi. Questa la proposta del Consiglio mondiale delle Chiese.
Entrambe le giornate mettono al centro la donna, con la sua forza e libertà di pensiero. La donna è stata sempre protagonista nella storia della vita sin dalla creazione del mondo. La sua presenza in tutti gli ambiti ne rilancia la funzione e il ruolo, nella famiglia e nel sociale, nella professione e nell’impegno culturale. Interprete del sacrificio senza condizioni e della più profonda dimensione affettiva, la donna, nella difficoltà del momento, è ora la concreta risorsa per far fronte all’imprevedibile scenario che viviamo. Ma è anche il messaggio di speranza, di fiducia e di amore. Non si può onorare la donna però solo due giorni all’anno facendole capire che l’amiamo o che è la regina della casa. E poi, purtroppo, ci sono donne sempre più vittime di femminicidi. Nel 2022 ci sono state 124 donne uccise, contro le 119 del 2021. Soprattutto le tragedie avvengono nell’ambito della famiglia e degli affetti. Nel 2023 sono già cinque le donne uccise, di cui quattro per mano del partner/ex partner.
Ci sono donne vittime di pregiudizi e di stereotipi. Ma anche donne vittime, esse stesse, di antichi retaggi capaci di evocare reazioni, sentimenti, vulnerabilità. Emozioni e passioni che si trasformano in grovigli esistenziali che nascono in segrete profondità e che si annidano nelle sofferenze. Istinti che portano, a volte, verso direzioni sbagliate e autodistruttive. Donne, nel mondo, sempre più abusate, mortificate o date in sposa bambine a uomini che non avrebbero scelto liberamente. Qualcuna ha provato a sottrarsi e ha pagato con la vita. L’allarme è stato lanciato dall’Onu secondo cui più di 700 milioni di donne, in tutto il mondo, vengono unite in matrimonio ancora bambine e, comunque, prima dei diciotto anni (circa 250 milioni di ragazze di età inferiore ai quindici anni). Il 42% vive in Asia meridionale, con una massima concentrazione del 33% in India, il 18% in Africa e solo il 2% nei Paesi industrializzati.
Per iniziativa di una parlamentare italiana, è stato introdotto nel nostro Paese, con il “codice rosso” (legge n.69 del 2019 contro la violenza domestica e di genere), il reato di “matrimonio forzato” nei confronti di chiunque “con violenza o minaccia” o “approfittando delle condizioni di vulnerabilità o di inferiorità psichica o di necessità di una persona...la induce a contrarre matrimonio o unione civile“.
Sì, perché anche nel nostro Paese questo accade, con l’appoggio di organizzazioni internazionali, promettendo in sposa, in cambio di denaro, ragazze ad uomini di Paesi esteri in cui è consentita questa forma di violenza, celebrando, poi, le nozze in Stati in cui ciò è possibile (nel nostro ordinamento, come noto, i matrimoni con minori sono vietati, fatti salvi comprovati “gravi motivi”).
Il ruolo e la valorizzazione della donna sono stati evidenziati nel 1995 da San Giovanni Paolo II che scrisse una lettera alle donne nella quale ringraziav la donna per essere madre, sposa, sorella, lavoratrice, consacrata. “Ma il grazie non basta – scriveva il Papa Giovanni -. Siamo purtroppo eredi di una storia di enormi condizionamenti che, in tutti i tempi e in ogni latitudine, hanno reso difficile il cammino della donna, misconosciuta nella sua dignità, travisata nelle sue prerogative, non di rado emarginata e persino ridotta in servitù. Ciò le ha impedito di essere fino in fondo se stessa, e ha impoverito l'intera umanità di autentiche ricchezze spirituali. Non sarebbe certamente facile additare precise responsabilità, considerando la forza delle sedimentazioni culturali che, lungo i secoli, hanno plasmato mentalità e istituzioni”. Le donne, purtroppo ancor’oggi, non hanno raggiunto una posizione di rilievo e la pari dignità. Ancora la strada è lunga...