8 marzo, il mondo raccontato da noi giornaliste. Qualche pensiero... e ne aspettiamo altri.
In occasione dell'8 marzo raccogliamo qui alcuni brevi pensieri di colleghe giornaliste, che ogni giorno 'raccontano il mondo' con i loro splendidi occhi di donne. Ne attendiamo altri, a ucsi@ucsi.it (a.r.)
Luisa Pozzar (Friuli V.G.)
Essere donne giornaliste significa garantire professionalità senza smettere di essere mogli, mamme e manager di quotidianità. Un corposo multitasking che può, però, rivelarsi osservatorio privilegiato sulla realtà, per captare notizie ed intercettare storie anche nei corridoi delle scuole, nelle file agli uffici comunali e, perché no, anche al supermercato. Faticoso e bellissimo. Perché genera vita.
Chiara Domenici (Toscana)
Le mamme si preoccupano per i figli, le mogli per i mariti, le nonne per i nipoti... le donne hanno questa predisposizione ad “occuparsi” e spesso a “preoccuparsi” per chi sta loro vicino. Lo fanno perché amano con tutte loro stesse. Questa natura la esprimono anche nel lavoro e quando una giornalista racconta una notizia lo fa con il cuore di una donna. Lo dico e lo vivo per esperienza.
Benedetta Grendene (Marche)
Tante le storie e i volti che chiedono di lasciare un segno nella storia e di non essere dimenticati: è una sfida raccontare il mondo che viviamo, sempre sul punto di esplodere in un pianto di dolore. Mi sento investita di una responsabilità più grande delle mie fragili certezze e sono consapevole che ogni mia parola non potrà mai cambiare la vita di chi incontro, specialmente di chi soffre. Ma proprio quando le parole sembrano finite, l’amore ci viene in soccorso con il suo calore, con i suoi sorrisi, con i suoi abbracci che donano conforto e speranza.