24/12 - Il valore dell'Attesa (per noi giornalisti)
Lo stile del periodo di Avvento (e dei personaggi biblici che lo caratterizzano) non sembra quello tipico di chi fa il giornalista. Ma forse, quasi per paradosso, ci potrebbe aiutare a dare un senso nuovo alla nostra professione.
Pensiamo agli antichi calendari che rappresentavano plasticamente l’attesa del Natale, scandendola giorno per giorno. Nella mia immaginazione li ho sempre contrapposti al modo di cercare e offrire le notizie di oggi: frenetico, impulsivo, quasi schizofrenico. Non ci domandiamo il senso di un fatto, spesso non troviamo il tempo neppure di verificare se è accaduto davvero; e poi, dopo pochi minuti, è già aggiornato, superato, persino, talvolta, cancellato.
La sovrapposizione dei piani, persino quello temporale, è cresciuta nell’era della televisione, e ha raggiunto l’apice sulla rete e sui social. E, soprattutto, noi giornalisti non ci fermiamo un attimo, non possiamo farlo: sembriamo quasi ‘rotative umane’, come quelle ‘meccaniche’ di un tempo che sfornavano giornali a tempo di record
E allora questo Avvento, che adesso ormai è terminato, forse ci è stato un po’ d’aiuto. Ci ha suggerito alcuni atteggiamenti che possono diventare dei valori nel nostro lavoro. In fondo anche duemila anni fa si cercava una NOTIZIA, anzi “la” buona notizia.
Il primo atteggiamento e valore che mi viene in mente è la PAZIENZA, quella di un’attesa carica di speranze e di dubbi, di gioie e di sofferenze. Quanto sappiamo noi aspettare una notizia con lo stesso stato d’animo? Senza rincorrerla ad oltranza, senza costruirla prima nella nostra testa, senza mai alterare la verità dei fatti?
E poi c’è la VERIFICA. Quanti falsi profeti nella storia d’Israele sono stati smascherati! E quanti Messia gridati non sono stati mai creduti veramente da chi aveva ben compreso le Scritture! Nell’era delle ‘fake news’ allora sarebbe opportuno nutrire sempre il beneficio del dubbio, scoprire, vedere, capire ogni situazione. E magari aiutare tutti gli altri (chi legge o vede quello che diffondiamo) a fare altrettanto.
La RISERVATEZZA di Maria (che ‘serbava tutte le cose nel suo cuore’) ci potrebbe trasferire un pizzico di saggezza in più nel divulgare ‘tutto e subito’, il CORAGGIO di Giovanni (‘voce di uno che grida nel deserto’) dovrebbe essere lo stesso che ci spinge ad essere coerenti e tenaci, veritieri e incorruttibili.
Potremmo anche continuare (e questo esercizio si può fare benissimo da soli), ma forse vale la pena riflettere su un ultimo punto: l’importanza di saper scegliere tra le cose del mondo, e poi, una volta individuata una priorità, dedicare ad essa anima e cuore. I pastori lasciano ogni loro cosa e si precipitano alla grotta, i magi addirittura attraversano il deserto per arrivarci.
E’ una bella lezione, certamente, per tutti i cristiani. Ma anche noi giornalisti potremmo trarne uno spunto e magari chiederci se siamo davvero in grado oggi di ‘scegliere’ le notizie, di elaborarle, di viverle con ‘empatia’, di far emergere quello che è importante davvero, nella cacofonia spesso assordante di ciò che ci circonda, nel nostro difficile lavoro quotidiano.