#RaccontareilNatale 3 - Nostalgie
Trieste. Ore 13.02. Un Intercity bianco esita a partire, ma il capotreno ha un piede sulla scaletta del primo vagone e il fischietto in bocca.
Il vagone 3 è pieno per metà, i ripiani per borse, zaini e valigie sono già quasi tutti occupati, qualcuno al telefono parla ad alta voce, visibilmente turbato. Un fischio e il treno inizia faticosamente a muoversi.
Lungo la costa del Golfo di Venezia le stazioni si susseguono a breve distanza l'una dall'altra e in poco tempo il vagone pullula di viaggiatori, giovani studenti, uomini in giacca e cravatta, coppie di anziani. Tutti accomunati dal desiderio di tornare al focolare domestico, di riabbracciare le persone care.
Il viaggio in treno è un ottimo pretesto per riprendersi il proprio tempo. Che sia un pretesto o un'occasione spetta a ciascuno deciderlo. Chi telefona ad amici di cui non si sa nulla da mesi, chi conversa con il compagno di viaggio, chi tenta di ingannare l'impazienza dei piccoli, chi legge, chi guarda il mondo che scorre fuori dal finestrino. I ritmi frenetici della quotidianità sono costretti a rallentare.
Bologna. Ore 17.00. Il treno partito dalla stazione di Trieste ha accumulato 10 minuti di ritardo. Per i passeggeri diretti a Sud una corsa ad arrivare in tempo per la coincidenza è d'obbligo. Ma al binario 10 del Frecciarossa non c'è ancora traccia. Sospiro di sollievo. Il freddo è pungente, eppure, allo stesso modo, è palpabile l'ansia generale per il ritorno. Qualcuno sbuffa sonoramente. Poi un treno compare in lontananza a grande velocità.
Il vagone 7 è stracolmo. Di viaggiatori, di cui alcuni senza posto a sedere, valigie accatastate nei pochi slarghi, passeggini e pacchi da regalo. L'aria è tesa, perché le condizioni di viaggio non sono ideali, però prevale un senso di solidarietà, nella consapevolezza che tutti desiderano fortemente giungere a destinazione.
La nostalgia, covata da più o meno tempo, unisce quella piccola comunità che si è ritrovata casualmente lì. Anche di questo è capace il calore del Natale.